In Alaska, l’Eni ha completato la vendita dei suoi giacimenti di petrolio Nikaitchuq e Oooguruk alla Hilcorp per un valore complessivo dell’accordo di 1 mld di Dollari.
Rimodulare i propri impegni
L’Eni ha completato la vendita alla Hilcorp dei suoi giacimenti di petrolio Nikaitchuq e Oooguruk, in Alaska, per un accordo dal valore complessivo di 1 mld di Dollari. L’operazione, già approvata dalle autorità competenti, si è inserita all’interno della nuova politica della società con sede a Roma. L’intenzione è quella di ridurre l’impegno in quei quadranti ritenuti meno importanti.
In questi termini, si cercherà dunque di bilanciare e razionalizzare il portafoglio. Le incertezze sull’andamento dei mercati petroliferi e i costi di gestione per gli impianti dell’Alaska hanno costituito la base per programmare e concludere la trattativa con Hilcorp. L’Eni si è infatti impegnata a raccogliere 8 mld di Euro (entro il 2025) in ossequio al Piano aziendale per il 2024-2027 sulla struttura finanziaria.
Ad ogni modo, la scelta di lasciare il più grande Stato della Federazione, all’estremo Nord, contribuirà a chiudere un capitolo di storia in materia del fossile, nonché della sua lavorazione e del trasporto.
Il petrolio dell’Alaska
Come ha evidenziato l’Osservatorio Artico, da quando nel 1967 si è scoperto il greggio, l’economia di questo vasto territorio – noto fino a quel momento per la corsa all’oro – si è trasformata. Sono per questo divenute centrali l’estrazione di gas e petrolio, insieme all’industria mineraria. La posizione dell’Alaska si è mantenuta centrale, anche in relazione al mercato interno.
L’Eni è arrivata in questa area complessa nel 2011, avviando da sola la produzione a Nikaitchuq, nelle acque basse al largo del North Slope. Il Nikaitchuq ha rappresentato una vera sfida tecnologica per la multinazionale italiana, a fronte di riserve recuperabili per circa 220 mln di barili. Una volta estratto, il greggio arrivava al mercato attraverso il Trans-Alaska Pipeline, senza ulteriori trattamenti.
Proprio a Nikaitchu, nel 2014, Eni ha raggiunto una produzione giornaliera di 25.000 barili. Dopo aver consolidato la propria presenza nel North Slope, la società italiana ha rafforzato le operazioni nel vicino giacimento di Oooguruk (su un’isola artificiale). Un giacimento, quest’ultimo, che nel 2019 è arrivato a controllare nella sua totalità.
Eppure, nello spazio di un lustro, l’Eni è arrivata a ripensare la sostenibilità di quelle operazioni. L’accento sulla dismissione è arrivato nel 2024, a riprova della rapida evoluzione delle politiche aziendali.
Nonostante le vendite, la multinazionale continuerà ad essere presente nelle attività di superficie (upstream) degli Stati Uniti. In particolare, nel Golfo del Messico e nei progetti di transizione energetica concernenti i settori delle rinnovabili, dei biocarburanti e della fusione magnetica.