Proxima Fusion è la nuova startup nata con l’idea di implementare uno stellarator ad alte prestazioni nei prossimi 7 anni, portandolo ad essere una vera e propria centrale elettrica a fusione entro la fine del decennio, la prima del suo genere.
Fusione nucleare entro i prossimi 7 anni
Proxima Fusion è nata dall’ambizione di tre italiani che hanno deciso di investire in questo settore, con l’appoggio di scienziati e ingegneri del Max Planck Institute for Plasma Physics (IPP), del Mit di Boston e di Google-X.
Si tratta della prima startup spin out dell’IPP, che si pone l’obiettivo di costruire un nuovo impianto a fusione, il primo nel suo genere, entro la fine del decennio, per sostenere una reazione ad alte prestazioni con l’idea di portare la fusione nucleare in Europa entro i prossimi 7 anni.
Per ottenere questi risultati, la nuova realtà si baserà sui traguardi già raggiunti dal Wendelstein 7-X (W7-X) del Max Planck Institute, lo stellarator (o reattore a fusione nucleare) più avanzato al mondo, per il quale hanno lavorato degli scienziati tedeschi allo scopo di ricreare le stesse condizioni del Sole in laboratorio.
Lo stellarator e il tokamak
Ma non è la prima volta che si conducono degli esperimenti in tale ambito. Un team di scienziati dell’Istituto cinese di fisica è riuscito a far raggiungere la temperatura record di 100 milioni di gradi Celsius al plasma contenuto nel reattore Experimental Advanced Superconducting Tokamak, della città di Hefei.
Il tokamak è un dispositivo utilizzato per replicare il processo di fusione nucleare che avviene nelle stelle, e rappresenta uno degli approcci, insieme allo stellarator, per confinare il plasma e reiterare quella stessa procedura che alimenta tutti i corpi celesti.
Entrambi i sistemi puntano a rendere tutto questo possibile sulla Terra grazie al contenimento del quarto stadio della materia ionizzata, ovvero il plasma, che nei moderni dispositivi di confinamento magnetico può già raggiungere temperature superiori ai 100 milioni di gradi, ovvero 10 volte la temperatura al centro del Sole, tramite l’utilizzo di campi magnetici.
Questo risultato, spiega quanto sia importante l’opportunità di sfruttare la fusione come fonte di energia sicura, pulita e abbondante.
Le differenze
Le differenze tra i due? Progettare un tokamak è piuttosto semplice, in confronto agli stellarator che sono più complessi in tal senso, ma più semplici da utilizzare.
Per quanto riguarda invece le loro prestazioni, i primi detengono dei record più alti, ma dal 2015 anche i secondi stanno avanzando, presentandosi come delle alternative valide che possono dar vita a vere e proprie centrali a fusione, migliorando la stabilità del plasma e raggiungendo risultati più promettenti.
Gli stellarator si stanno infatti rivelando una soluzione efficiente per gestire i carichi di calore eccessivi sulle superfici materiali, nonostante siano stati a lungo oggetti di difficoltà come lo scarso confinamento del plasma ad alte temperature, le elevate perdite di particelle prodotte dalla fusione e le basse tolleranze che ne rendono difficile la realizzazione.