Secondo lo studio presentato da Edison, Ansaldo nucleare e TEHA, il nuovo nucleare in Italia può avere un impatto economico complessivo superiore a 50 miliardi di Euro (circa 2,5% del PIL del 2023), attivando fino a 117.000 occupati diretti, indiretti e indotti dal 2030 al 2050.
Nucleare come stabilizzatore sistemico
In un contesto che vede un crescente fabbisogno di energia elettrica decarbonizzata, il nuovo nucleare si propone come soluzione chiave, in ottica complementare con le rinnovabili, per il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica, nonchè per il rafforzamento della sicurezza energetica del Paese e per la competitività del sistema-Paese. È quanto emerge dallo studio “Il nuovo nucleare in Italia per i cittadini e le imprese: il ruolo per la decarbonizzazione, la sicurezza energetica e la competitività”, realizzato da da Edison, Ansaldo Nucleare e TEHA Group. Secondo l’analisi, il nuovo nucleare agirebbe da “stabilizzatore sistemico”, in grado di garantire all’Italia una fornitura programmabile, modulabile e a costo fisso, abilitando una produzione elettrica decarbonizzata e tecnologicamente indipendente dall’estero.
Assicurare un prezzo competitivo per i clienti finali
Design modulare semplificato, sicurezza rafforzata, capacità di combinare produzione elettrica, calore per usi industriali e idrogeno, flessibilità e limitato consumo idrico e di suolo sono alcune delle caratteristiche peculiari che rendono il nuovo nucleare, costituito da Small Modular Reactor e Advanced Modular Reactor, la soluzione ottimale per sostenere il percorso di decarbonizzazione. Essendo una tecnologia complementare alle rinnovabili, permette di ottimizzare i costi di sistema ed assicurare un prezzo competitivo per i clienti finali, in particolare quelli energivori.
Un’occasione di rilancio industriale per il Paese
Nell’approcciare lo sviluppo del nuovo nucleare, l’Italia può contare su competenze lungo quasi tutta la supply chain del nucleare e su un sistema della ricerca all’avanguardia. In particolare, lo Studio ha identificato 70 aziende italiane specializzate nel settore dell’energia nucleare e che confermano una forte resilienza di questo comparto a tre decenni dall’abbandono della produzione elettrica da nucleare in Italia. Il valore strettamente legato all’ambito nucleare generato dalle aziende di questa filiera si attesta nel 2022 a 457 milioni di Euro, con circa 2.800 occupati sostenuti. Inoltre, l’Italia dispone di un sistema di ricerca all’avanguardia con diversi centri di eccellenza, tra cui il Centro ENEA di Brasimone, e numerose facoltà di ingegneria nucleare presenti su tutta la penisola. Questi elementi fanno sì che l’Italia sia oggi il 5° Paese al mondo per produzione scientifica sul nucleare (dopo Corea del Sud, Regno Unito, Francia e Germania) e il 2° per impatto delle pubblicazioni legate al nucleare con una media delle citazioni per pubblicazione (5,7) seconda solo a quella del Regno Unito (7,6).
Benefici diretti e indiretti
Avvalendosi di un’analisi proprietaria ad hoc, TEHA ha stimato il potenziale di sviluppo economico dell’Italia sulla base degli scenari di sviluppo europei e della previsione di coprire circa il 10% della domanda di elettricità italiana al 2050 con nuovo nucleare (fino a 6,8 GW in 20 impianti). Il modello analitico mostra che il nuovo nucleare può abilitare al 2050 un mercato potenziale fino a 46 miliardi di Euro, con un Valore Aggiunto attivabile pari a 14,8 miliardi di Euro. Considerando anche i benefici indiretti e indotti derivanti dallo sviluppo del nuovo nucleare in Italia, investire nel nuovo nucleare può abilitare dal 2030-35 al 2050 un potenziale impatto economico complessivo per il sistema-Paese di 50,3 miliardi di Euro (pari a circa il 2,5% del PIL italiano del 2023) e generare 117.000 nuovi posti di lavoro.
“Il nuovo nucleare non è soltanto una risorsa preziosa per raggiungere gli obbiettivi di transizione energetica al 2050, ma costituisce una vera e propria occasione di rilancio industriale per il Paese, contribuendo a massimizzare la competitività di tutto il sistema. Lo studio condotto dimostra i benefici attivabili dal nuovo nucleare, un settore strategico dove l’Italia ha l’occasione di essere protagonista, se da subito viene definito un piano industriale di medio-lungo periodo per garantire un futuro energetico stabile, sicuro e competitivo per il nostro Paese”, ha commentato Nicola Monti, Amministratore Delegato di Edison. “Edison ha già mosso alcuni passi concreti per essere pronta, qualora si creassero le condizioni. Siamo parte della Piattaforma Nazionale per un nucleare sostenibile, voluta dal MASE, e attraverso la sottoscrizione di molteplici intese siamo impegnati con i nostri partner a sviluppare le competenze necessarie e a individuare le soluzioni appropriate per l’adozione delle nuove tecnologie nucleari a beneficio degli obiettivi di decarbonizzazione e di sostenibilità economica e sociale per il sistema-Paese”.
Prima fonte di generazione elettrica in Unione Europea
Lo sviluppo tecnologico del nuovo nucleare si inserisce in un contesto energetico in cui l’energia nucleare continua ad avere un ruolo cruciale e vive oggi una fase di espansione a livello mondiale, con 61 progetti di nuovi reattori in fase di costruzione. La produzione nucleare ha storicamente fornito una quota significativa dell’energia elettrica mondiale (in media 12,5% del totale negli ultimi 50 anni) e, sebbene l’Europa abbia ridotto la propria incidenza sul totale globale, l’energia nucleare resta oggi la 1° fonte di generazione elettrica in Unione Europea (22% del totale).
Il nuovo nucleare conta attualmente, a livello globale, oltre 80 progetti in via di sviluppo. In un contesto di forte competizione internazionale, l’Europa sta adottando misure concrete per promuovere lo sviluppo del nuovo nucleare, che è stato infatti inserito tra le tecnologie chiave per la transizione nel Net Zero Industry Act. A marzo 2024 è stata inoltre lanciata l’European Industrial Alliance sugli SMR – a cui anche l’Italia ha aderito – che mira a promuovere un programma europeo comune e creare le migliori condizioni per la diffusione degli SMR in tutta l’Unione Europea.
I vantaggi legati alla modularità
Lo Studio identifica le caratteristiche distintive che stanno alla base del cambio di paradigma abilitato del nuovo nucleare e che potranno trovare applicazione con il dispiegamento dei primi SMR già all’inizio del prossimo decennio. Si tratta nello specifico di: modularità che abilita una riduzione dei tempi di costruzione, migliore finanziabilità grazie ai minori costi finanziari e di capitale, sicurezza rafforzata grazie a sistemi di sicurezza passiva, flessibilità nella scelta del sito e limitato consumo idrico e del suolo, capacità di combinare la produzione elettrica con il calore per usi industriali e l’idrogeno e riduzione dei rifiuti nucleari prodotti.
Sicurezza
Non solo: il nuovo nucleare rappresenta una delle fonti energetiche più sicure ed affidabili per migliorare l’autonomia strategica. Questa tecnologia, infatti, presenta allo stesso tempo una bassa necessità di combustibile e di materie prime critiche, limitando la dipendenza da Paesi terzi e stabilizzando i prezzi dell’energia a vantaggio di industrie e cittadini. Il nuovo nucleare rende disponibile energia stabile, programmabile, modulabile, competitiva e decarbonizzata che diventa un fattore determinante per la capacità delle imprese di confrontarsi efficacemente sui mercati domestici e internazionali.