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Svolta energetica in Kazakistan, dopo la vittoria dei Si sul nucleare

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Il referendum indetto in Kazakistan per il ritorno al nucleare si è concluso con il 72,18% dei Si, definendosi uno scenario che in prospettiva andrebbe a rimodulare la politica energetica del Paese dell’Asia Centrale.

Svolta nella politica energetica del Kazakistan

Il Kazakistan tornerà al nucleare, per la prima volta dalla dissoluzione dell’Unione Sovietica. Lo scorso 6 Ottobre, il corpo elettorale kazako è stato infatti chiamato ad esprimersi sul tema, mediante lo strumento del referendum. La consultazione, secondo quanto ha riportato il Daily Sabah, avrebbe visto recarsi alle urne il 63.66% degli aventi diritto. Vittoria netta dei Si, con il 71.12% delle preferenze.

Dal punto di vista geo-economico, si è trattato di una vera e propria svolta. Principale produttore globale di uranio e tra i principali Paesi al Mondo per riserve di petrolio, il Kazakistan si è infatti spesso confrontato con l’insicurezza delle forniture energetiche. La volatilità dei prezzi – in particolare quelli del gas naturale – ha non di rado causato malcontento, come evidenziato dalle imponenti proteste del 2022.

L’investimento complessivo sarà compreso tra i 10 e i 12 mld di Dollari, con la costruzione della nuova centrale che dovrebbe cominciare entro la fine del 2024. Già scelto anche il sito, presso il villaggio di Ülken – nella fascia sudorientale del Paese – sulle rive del lago Balkhash (il quindicesimo al Mondo per estensione).

Prospettive nazionali

Al 2022, sul totale delle forniture energetiche del Kazakistan, il carbone rappresentava il 50,5% (dati IEA), derivando dallo stesso il 62,1% dell’elettricità prodotta. Oltrechè di carbone, lo Stato asiatico è un produttore di gas naturale e petrolio. In crescita pure il settore dele rinnovabili, in particolare dell’idroelettrico.

Ciononostante, la tendenza principale è stata quella di importare energia dall’estero, soprattutto dalla Russia. Un aspetto, quest’ultimo, evidenziato dalla Reuters, secondo cui la fatica nel soddisfacimento della domanda interna è dovuta soprattutto all’obsolescenza dei principali impianti produttivi. Da qui, la svolta governativa, che ha deciso di cambiare rotta rispetto al passato.

Fin quando il Kazakistan è stato federato all’Unione Sovietica, Mosca avrebbe effettuato (tra il 1949 e il 1989) non meno di 450 esperimenti nucleari, esponendo alle radiazioni 1,5 mln di persone. In aggiunta all’incidente di Chernobyl del 1986, tra la popolazione kazaka (che è nel 2021 arrivata a quota 19 mln) si è negli anni creata una certa ritrosia nei confronti di questa fonte.

Al cospetto delle votazioni, tuttavia, nei prossimi mesi, la postura del Paese cambierà nettamente. La prospettiva di limitare l’uso del carbone o di svincolarsi un minimo dalla Russia potrebbero avere delle ripercussioni sull’intero quadrante euro-asiatico.

Anche per questo, non sono mancate proposte di cooperazione dall’Occidente. Oltre alla Cina, in effetti, anche la Francia e la Corea del Sud avrebbero espresso le loro candidature. Si andrebbe così verso un nuovo capitolo delle relazioni commerciali con Astana (la capitale kazaka).

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