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Orano ha sospeso le produzioni di uranio in Niger, complici le tensioni col Benin

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L’azienda francese Orano ha sospeso le produzioni di uranio in Niger, con possibili ripercussioni sull’industria nucleare, complici le tensioni tra Niamey e il Benin.

Tensioni tra Benin e Niger

L’azienda francese Orano ha confermato la sospensione delle attività estrattive, relative alla produzione di uranio dalla miniera di Arlit, nel Niger settentrionale. Il sito è gestito dalla SOMAÏR (di cui l’Orano possiede il 63,4%) e dall’azienda statale Sopamin (che di SOMAÏR ha il 36,6%).

La decisione è arrivata a seguito alle difficoltà finanziarie della stessa SOMAÏR, complice l’aumento delle tensioni – negli ultimi mesi – tra il Niger e Porto-Novo (capitale del Benin). Le dispute si sono tradotte nella chiusura delle frontiere da parte del Niger. Il Benin, a sua volta, ha risposto bloccando l’esportazione del petrolio proveniente dal vicino.

Senza la possibilità di servirsi del principale corridoio di approvvigionamento ed esportazione dell’uranio, la natura degli investimenti è divenuta difficile da sostenere. Nel frattempo, comunque, si è continuato a manutenere gli impianti e le attrezzature industriali.

I due Paesi sono anche collegati commercialmente dall’oleodotto più grande dell’Africa continentale, lungo quasi 2000 chilometri. L’infrastruttura consente di trasportare il greggio dal Niger – che non ha uno sbocco sul mare – fino alla città portuale beninese di Sémè-Kraké. L’acquirente finale è la compagnia China National Petroleum Corporation (CNPC). 

La portata delle conseguenze

Contestualmente al quadrante geopolitico e geoeconomico africano, le direttrici potrebbero proiettarsi senz’altro sull’industria transalpina. La Francia, infatti, al 2023 produceva il 64,2% della propria elettricità dal nucleare (dati IEA).

Allo stesso tempo, ancora più delicata è apparsa la situazione dell’Orano. In primo luogo, perché il valore della materia prima ‘bloccata’ è stato stimato intorno ai 300 mln di Euro. Nonostante siano al vaglio delle soluzioni di trasporto alternative, dalle autorità nigerine non sarebbe pervenuta alcuna risposta. Non è neanche chiaro se nel breve periodo possano esserci dei cambiamenti.

A Giugno inoltre, la giunta militare che amministra il Niger dallo scorso anno aveva ritirato alla società francese la licenza per lo sfruttamento della miniera di Imouraren. L’impossibilità di continuare a valorizzare il sito – uno dei più grandi depositi globali di uranio – avrebbe causato una perdita di 133 mln di Euro, ‘solamente’ nella prima metà dell’anno.

È evidente, dunque, che senza una distensione diplomatica tra il Niger e la Francia, anche il mercato dell’uranio continuerà a caratterizzarsi con non pochi squilibri. Con grande attesa da parte di quei Paesi che hanno tutta l’intenzione di guadagnare nuove quote.

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