Con il 30,78% del totale nazionale, il Lazio si classifica come la prima Regione italiana in fatto di scorie radioattive. Secondo i dati diffusi dall’ISIN, l’Ispettorato Nazionale per la Sicurezza nucleare e la radioprotezione, l’attività complessiva dei “rifiuti nucleari” che il deposito nazionale (a cui fa riferimento il DL Energia) dovrebbe trattare, è pari a 2.726.353,9 GBq.
I rifiuti radioattivi in Italia
Ammontano a 31.159,1 m3 i rifiuti radioattivi detenuti in Italia, presso depositi temporanei. I dati forniti dall’ISIN, l’Ispettorato Nazionale per la Sicurezza nucleare e la radioprotezione, fanno riferimento al 2022, evidenziando un calo rispetto all’anno precedente, dovuto principalmente alla riduzione dei volumi.
La classifica delle Regioni
La regione italiana che detiene la quantità maggiore di rifiuti radioattivi è il Lazio, con 9.591 m3 (30,78% del totale nazionale), seguita da Lombardia (6.462 m3, pari al 20,74%), Piemonte (5.923 m3, 19,01% del totale), Basilicata (3.857 m3, 12,38%), Campania (2.495 m3, 8,01%), Emilia Romagna (1.167 m3, 3,74%) e Toscana (1.038 m3, 3,33%). In coda la Puglia, con 625 m3 di rifiuti radioattivi detenuti e una percentuale, sul totale, del 2,01%.
Le sorgenti radioattive dismesse
Complessivamente si tratta di rifiuti radioattivi la cui attività totale è pari a 2.726.353,9 GBq (- 59.040 GBq rispetto al 2021). Sono dunque questi i quantitativi che il deposito nazionale per lo smaltimento, previsto dal Decreto Energia, dovrebbe trattare. Sebbene la località in cui sorgerà non sia stata ancora decisa, potrebbe essere indicativa la dislocazione attuale dei rifiuti nucleari nel Bel Paese, facente capo ad una ventina di centri. Una mappa approssimativa delle aree idonee è stata fornita dal Ministero per l’Ambiente e la Sicurezza energetica, ma ad oggi non vi è nulla di certo.
Le aree potenzialmente idonee
Per quanto concerne le zone ritenute più idonee alla realizzazione del deposito, vi sono al momento, la provincia di Viterbo nel Lazio, quella di Alessandria in Piemonte, l’area di Oristano in Sardegna, mentre in Sicilia si valutano le aree di Trapani e di Calatafimi-Segesta.
Dove si trovano i siti nucleari
Con un’attività pari a 860.50,7 GBq, le centrali dismesse – sigillate e non più utilizzate – gestite da Sogin, la società di Stato incaricata del decommissioning degli impianti, si trovano a Trino (Vercelli), Caorso (Piacenza), Latina e Garigliano (Caserta). É sempre la Sogin a gestire, insieme ad Enea, anche i centri Eurex di Saluggia (Vercelli), Itrec di Rotondella (Matera), Ipu e Opec a Casaccia (Roma) e Fn di Bosco Marengo (Alessandria). In sintesi, sono quattro le centrali nucleari in fase di smantellamento, alle quali si aggiungono quattro impianti del ciclo del combustibile, il reattore di ricerca a Ispra (Varese), sette centri di ricerca nucleare e i centri del servizio integrato di gestione dei rifiuti in esercizio. In totale, si parla dunque di una ventina di strutture adibite temporaneamente alla delicata funzione.