Valutare la necessità di istituire un soggetto attuatore nazionale, monitorare l’attuazione del Programma nucleare, coordinarne le attività, assicurare una corretta informazione a tutti i livelli e realizzare un Deposito unico nazionale per le scorie radioattive. Sono le priorità indicate dal Governo riguardo allo sviluppo di un programma nucleare in Italia. I tempi stimati sono di, meno di un anno per la legge delega che abilita la produzione da SMR, AMR e microreattori e più di dieci anni per un Deposito Unico Nazionale dei rifiuti radioattivi.
Piattaforma per un nucleare sostenibile
“Stiamo lavorando ad un’ipotesi di istituzionalizzazione della Piattaforma per un nucleare sostenibile, come organismo tecnico-consultivo del Governo e presidio delle più importanti competenze italiane nel nucleare” riferisce alla Camera il Ministro Gilberto Pichetto Fratin, che fa sapere di aver dato mandato al Prof. Guzzetta, ordinario di Istituzioni di Diritto pubblico presso l’Università Tor Vergata di Roma, di coordinare un gruppo di lavoro con l’obiettivo di riordinare la legislazione di settore, definire le proposte legislative e un quadro delle azioni da intraprendere, che tengano conto dello sviluppo delle tecnologie nucleari innovative a livello globale e delle indicazioni delle agenzie internazionali.
“Nel quadro del Piano Strutturale di Bilancio di Medio Termine, abbiamo inserito un’apposita delega che prevede l’abilitazione della produzione di energia da fonte nucleare, le necessarie infrastrutture, il potenziamento delle risorse umane, la promozione di partenariati pubblico-privati nell’ambito dell’intero sistema nucleare, l’incentivazione di accordi internazionali e la creazione di un quadro finanziario stabile e sostenibile che sia in grado di promuovere investimenti privati nel settore nucleare” ha specificato Fratin, dichiarando che il primo passo del gruppo di esperti sarà presentare, entro la fine del 2024, una bozza di testo per la legge-delega che possa abilitare la produzione da fonte nucleare tramite le nuove tecnologie nucleari sostenibili come gli SMR, AMR e microreattori.
Tale disegno di legge-delega sarà quindi sottoposto al vaglio parlamentare nei primi mesi del 2025.
Un deposito di rifiuti radioattivi unico nazionale
Tra i diversi temi dibattuti oggi sul nucleare in Italia, c’è quello riguardante la creazione di un Deposito di rifiuti radioattivi unico nazionale. L’idea è quella di riunire in un unico sito tutti i rifiuti radioattivi presenti nel nostro Paese, allo scopo di garantire una gestione centralizzata e più efficiente, in attesa di uno smaltimento geologico definitivo, peraltro uno dei motivi principali per cui l’Italia è da alcuni anni in procedura di infrazione con la Commissione europea.
La situazione italiana
Allo stato attuale si contano, infatti, 100 depositi distribuiti su tutto il territorio nostrano, molti dei quali con la funzione di raccogliere i rifiuti radioattivi provenienti dal settore sanitario. Si tratta prevalentemente di strutture, presenti al Sud, al Centro e al Nord, isole comprese, con le quali il territorio convive da molti anni e che in alcuni casi necessitano semplicemente di un ammodernamento in termini strutturali e tecnologici. L’individuazione di un nuovo sito nazionale viene quindi accostata dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica , alla possibilità di ampliare e riqualificare le strutture esistenti, in località potenzialmente già idonee alla gestione in sicurezza di rifiuti radioattivi (anche nell’ottica del rientro dei rifiuti ad alta attività che si trovano all’estero per riprocessamento).
Lo stato di avanzamento dell’iter per la localizzazione
Facendo il punto sullo stato di avanzamento dell’iter per la localizzazione del Deposito Nazionale dei rifiuti radioattivi, una infrastruttura definita cruciale per la gestione in sicurezza dei rifiuti radioattivi del nostro Paese, il Titolare dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha riferito che in base alle stime attuali, si potrà ottenere l’autorizzazione unica nel 2029, con la messa in esercizio prevista entro il 2039.
La CNAI individua 51 aree idonee
La cosiddetta CNAI, Carta Nazionale delle Aree Idonee, ossia il documento di cui ad oggi si dispone per l’individuazione delle aree idonee, è frutto di un attento lavoro di analisi condotto dalla Sogin, la società di Stato incaricata del decommissioning degli impianti nucleari.
Più nel dettaglio, le aree individuate che, dopo la riperimetrazione, hanno mantenuto le dimensioni e i criteri di idoneità per la costruzione del Deposito sono in tutto 51. Tuttavia, il Ministro ha specificato che la proposta, già sottoposta al parere dell’ISIN, non può essere considerata definitiva fino al completamento della procedura di Valutazione Ambientale Strategica (VAS).
“La VAS non solo potrà consentire alle Amministrazioni locali di partecipare nuovamente al processo decisionale, ma potrà offrire l’opportunità di approfondire i possibili benefici economici e di sviluppo territoriale connessi alla realizzazione del Deposito Nazionale” ha dichiarato Pichetto Fratin.
Le prossime tappe
L’approvazione definitiva della CNAI avvierà la procedura per acquisire eventuali manifestazioni di interesse da parte di Regioni ed Enti locali.
La procedura di individuazione del sito sarà quindi finalizzata dopo ulteriori indagini tecniche, confronti con le amministrazioni locali e l’ultimo parere vincolante dell’ISIN, l’autorità indipendente per la sicurezza nucleare e la radioprotezione. A quel punto si aprirà la fase autorizzativa finale, che comprenderà la valutazione di impatto ambientale (VIA) e il rilascio dell’autorizzazione unica per la costruzione e l’esercizio del Deposito Nazionale.
Soluzioni alternative al Deposito
In parallelo al lavoro per l’individuazione del sito per il Deposito Nazionale, il MASE fa sapere che negli ultimi tempi si stanno anche valutando soluzioni alternative, con pari livello di sicurezza. Tra queste la prospettiva dell’utilizzo degli AMR di quarta generazione.
AMR di quarta generazione
Secondo quanto riportato dal Ministro dell’Ambiente, l’Italia è in posizione privilegiata a livello mondiale in tema di Advanced modular reactor (AMR), poiché lavora da decenni su una particolare tecnologia di IV generazione che si basa sul raffreddamento a piombo liquido. Questi reattori, che arriveranno sul mercato a cavallo degli anni ’40, saranno in grado di “bruciare le scorie” ad alta attività e lunga vita, nel senso di riutilizzarle come nuovo combustibile all’interno dei reattori, in un’ottica di vera economia circolare, riducendo fortemente il tempo di decadimento di queste scorie e conseguentemente riducendo o annullando la necessità di costruzione di un deposito geologico. I rifiuti rimanenti, infatti, passano da tempi di decadimento dall’ordine delle decine di migliaia di anni all’ordine del centinaio d’anni, ovvero lo stesso tempo necessario per il decadimento dei rifiuti destinati al Deposito nazionale, compresi quelli medici.
L’affiancamento dei reattori AMR di IV generazione con gli SMR di III generazione avanzata potrebbe portare pertanto, tra i tanti, anche il vantaggio di chiudere il ciclo del combustibile e contribuire così alla sostenibilità dell’energia nucleare.