Egitto e Russia festeggiano questo mese 80 anni di relazioni diplomatiche bilaterali, che tenderanno a espandersi in vista dei prossimi obiettivi da raggiungere nell’ambito nucleare e in attesa della nuova unità da realizzare lungo la cosa mediterranea egiziana.
Quarto reattore della centrale nucleare egiziana di El Dabaa
Durante una cerimonia organizzata in videoconferenza, per l’avvio dei lavori del quarto reattore della centrale nucleare egiziana di El Dabaa costruita dai russi, il presidente del Paese africano, Abdel Fattah al-Sisi, e il suo omologo Vladimir Putin hanno rafforzato i propri rapporti diplomatici, festeggiando a febbraio 80 anni di solide relazioni bilaterali.
Nonostante le pressioni occidentali, la Federazione russa è troppo importante per la crescita industriale ed economica dell’Egitto, soprattutto dopo il conflitto esploso in Medio-Oriente. La dura realtà infatti, è che l’Africa vuole rafforzarsi a livello energetico, energia atomica inclusa, mentre la Russia ha bisogno invece di influenza politica, oltre che di investimenti economici.
I legami tra i due Paesi
I legami tra i due Paesi in realtà si sono consolidati con l’ascesa al potere del presidente al Sisi, ed esattamente nel 2014. Allo scoppio poi della guerra in Ucraina poi, l’Egitto ha sempre mantenuto una posizione di neutralità sull’avvenimento, per cercare di non mettere a repentaglio in nessun modo le relazioni con Mosca, e spingendo anzi nella direzione opposta.
Il sito di El-Dabaa si trova nel Paese africano dal 2022, ed è frutto di un accordo con la Russia entrato in vigore nel dicembre 2017, con l’obiettivo di realizzare in totale 4 reattori, e ciascuno con una capacità di 1.200 MW.
La costruzione dell’ultima unità infatti, si deve al permesso ottenuto ad agosto 2023 dall’Autorità egiziana di regolamentazione nucleare e radiologica (ENRRA), che ha dunque consentito la realizzazione dopo accurate ispezioni per valutare la sicurezza del progetto. Tutto questo, a un costo generico di 28,75 miliardi di dollari, finanziati per l’85% da Putin che ha dunque messo a disposizione 25 miliardi.
Primo grande progetto Rosatom
Parliamo del primo grande progetto Rosatom, sigla che sta per ‘Russian State Atomic Energy Corporation‘. Non si tratta solo di un’azienda pubblica attiva nel campo nucleare e che raggruppa oltre 360 imprese del settore. Parliamo del più grande produttore di elettricità della Federazione, nonché della prima società al mondo per numero di centrali atomiche costruite a livello globale.
Con quest’ultima unità dunque, saranno completati i lavori della centrale di El-Dabaa situata esattamente a 350 km dal Cairo, e costituita solo da rettori di terza generazione che soddisfano i più elevati requisiti internazionali di efficienza e sicurezza nucleare.
Parte dei Brics
Bisogna anche ricordare che sempre quest’anno, a inizio dello scorso mese, l’Egitto è diventato parte dei Brics, il gruppo di Paesi con economie emergenti. Ad agosto infatti, lo Stato africano, così come Argentina, Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Iran ed Etiopia, erano stati invitati a diventare membri a pieno titolo.
Già lo scorso anno, il governo egiziano aveva chiarito all’Italia e all’Unione Europea di ritenere come partner più idonei per il proprio sviluppo economico gli Stati emergenti, credendo nelle loro potenzialità in crescita nel tempo.
Mosca ha influito di certo nell’ingresso della Nazione nei Brics, con l’ambasciatore russo in Egitto, Georgy Borisenko, che ha espresso a giugno 2023 l’interesse del Cairo a far parte di un gruppo destinato a rafforzarsi, al fine di massimizzare il trasferimento di scambi commerciali verso valute nazionali alternative, allontanando anche il dollaro statunitense.
Previsioni future
Parlando di previsioni future, il percorso intrapreso adesso dall’Egitto spingerà il Paese a consolidare maggiormente le proprie relazioni con la Russia o con gli Stati Uniti? Se da un lato infatti si stringono le intese tra Il Cairo e Mosca per sviluppi nell’ambito energetico, dall’altro però ci sono anche le importanti relazioni con gli americani nel settore militare, per non parlare dell’appoggio che la Nazione africana sta chiedendo all’Unione Europea.
A fine gennaio 2024 infatti, il ministro degli Esteri egiziano, Sameh Shoukry, ha proprio esortato gli Stati membri ad aumentare i loro investimenti, soprattutto per ciò che concerne energia, ma anche ambiente e commercio, approfittando tra l’altro del ruolo del Paese africano per determinare gli equilibri del Medio Oriente.
Al momento dunque, il governo egiziano sembra cogliere ogni opportunità, sia da est che da ovest, per consolidarsi a livello internazionale. Vedremo cosa accadrà in seguito, anche in base al futuro quadro geopolitico che emergerà dopo il conflitto.