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Nucleare, i piccoli reattori più una costosa vetrina che una soluzione reale

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Tutti in corsa per il nucleare di nuova generazione, ma tempi e costi non tornano, secondo la Union of Concerned Scientists. Soprattutto, nessuno di questi progetti annunciati da mesi è ancora partito, almeno nel nostro Paese. L’Enea coordina il progetto europeo Saspam-Sa.

Piccoli reattori nucleari cercasi, ma con quali tempi e quali costi?

In fondo è quello che molti di noi pensano. I reattori nucleari di nuova generazione e in particolare gli small modular reactors (Smr) sono molto costosi, necessitano di grandi quantitativi di energia e di risorse idriche e soprattutto prima di entrare in funzione bisognerà attendere molti anni ancora.

E allora, perché non facciamo altro che parlare di questa fonte energetica e delle nuove tecnologie ad essa associate?

Mentre le aziende tecnologiche si affannano per trovare nuove fonti di energia per le enormi esigenze energetiche generate dall’intelligenza artificiale (AI), alcune di loro si stanno rivolgendo alle startup che sviluppano nuove tecnologie nucleari.

Google ha annunciato di recente che intende iniziare a utilizzare l’energia degli Smr di Kairos Power entro il 2030. Amazon sta investendo in un’altra startup nucleare, X-Energy.

Microsoft ha preferito investire in una vecchia ma alquanto famosa centrale in disuso, “Three Mile Island in Pennsylvania, negli Stati Uniti, ma sicuramente annuncerà a breve investimenti anche in soluzioni Smr.

La tecnologia nucleare di ultima generazione è presentata e rappresentata come più sicura e sostenibile delle centrali nucleari tradizionali. Ma alcuni critici sostengono che il nucleare civile avanzato non è poi “così avanzato” a livello tecnologico, mentre è altamente improbabile che sia pronta nei tempi desiderati da Big Tech.

Lyman (UCS): “Reattori boutique che saranno molto costosi da gestire

Penso che sia altamente improbabile che questi reattori possano funzionare come promesso dai loro sviluppatori“, ha spiegato Ed Lyman, direttore del programma per la sicurezza energetica nucleare presso l’organizzazione non-profit Union of Concerned Scientists (UCS).

Ha senso che le Big Tech stiano cercando di moltiplicare tutte le fonti energetiche a disposizione per soddisfare la domanda di energia che cresce dalle loro infrastrutture di rete, ma perché insistere sul nucleare?

Data l’immediata necessità di più energia pulita per i data center e non è chiaro perché non stiano colmando il divario con ancora più soluzioni rinnovabili che già esistono, che in aggiunta non producono scorie nocive come il nucleare”, ha aggiunto Lyman.

Certamente non credo che nessuna di queste tempistiche sia realistica“, ha affermato il direttore, “nella migliore delle ipotesi, otterranno alcuni reattori boutique che saranno molto costosi da gestire e che probabilmente finiranno per essere per loro più un grattacapo che altro“.

Il fatto è che l’energia nucleare è in un certo senso resistente ai miglioramenti che riducono i costi e i tempi per costruire strutture sicure. C’è solo molto sviluppo ed è un lavoro estremamente lento e scrupoloso”, ha aggiunto Lyman.

Il Governo italiano vuole un futuro nucleare

Tutto il contrario di quello che in Europa ed in particolare in Italia è detto su questo importantissimo argomento. Il nostro ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, ha recentemente dichiarato in audizione davanti alla commissione Ambiente e attività produttive della Camera, che “l’entrata in esercizio dei primi moduli potrebbe avvenire a partire dal 2035”.

In media ci vogliono fino a 15 anni circa di tempo per realizzare un Smr e in Italia dobbiamo ancora iniziare qualsiasi tipo di attività a riguardo.

L’Europa almeno ha chiarito la tempistiche, con l’auspicio di costruire fino a 45 nuovi grandi reattori nucleari e una serie di piccoli reattori modulari in tutta l’Unione entro il 2050.

Il piano italiano prevede l’introduzione del nucleare a partire dal 2025, con una roadmap che si estende fino al 2050. Il che rende più probabile qualcosa negli anni ’40. Una timeline più realistica (posto che noi abbiamo bisogno di approvvigionamenti energetici puliti e sicuri adesso).

In tal senso, particolare interesse è riservato al progetto Saspam-Sa a coordinamento Enea, co-finanziato con oltre 4 milioni di euro nell’ambito di Horizon Euratom e al quale partecipano complessivamente 23 partner di 13 Paesi europei. Per l’Italia ci sono anche Politecnico di Milano, Sapienza Università di Roma e l’azienda SinTec.

Giornalista

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