Nel proprio mix energetico, la Cina ha da tempo puntato anche sul nucleare, continuando le ricerche e sviluppando un sistema di produzione e approvigionamento assolutamente all’avangauradia.
Il nucleare, pilastro strategico per la Cina
Nel dibattito globale sulla transizione energetica, una delle questione dirimenti – forse la più controversa – ha riguardato lo sviluppo e l’utilizzo dell’energia nucleare. Nel ‘Sistema Paese’ della Cina, questo confronto è stato archiviato da decenni.
In effetti, lo Stato asiatico ha continuato ad espandersi in questo settore. Fin troppo evidenti, le ricadute per il complesso militare-industriale nazionale. Ormai consolidata potenza nucleare, le notevoli ripercussioni anche in campo civile stanno mutando le relazioni e le connessioni con i mercati globali.
La via cinese alla decarbonizzazione
Oltre gli assetti bellici, a Pechino infatti il nucleare serve per ridurre le emissioni di anidride carbonica. Attualmente, secondo quanto riportato da Chinadaily.com.cn l’energia nucleare rappresenta meno del 2% della capacità installata totale in Cina.
Da sola, tuttavia, genererebbe quasi il 5% dell’elettricità complessiva. Sul totale, oltre il 20% dell’energia prodotta proviene dalle province di Liaoning, Zhejiang, Fujian, Guangdong and Hainan.
Operando in questi termini, inoltre, si è assistito ad una riduzione delle emissioni di anidride carbonica, pari a circa 340 milioni di tonnellate all’anno in meno.
Attualmente, la Cina dispone di 102 unità nucleari in funzione o in costruzione, per una capacità installata totale di 113,13 milioni di Kilowatt (kW). Tra queste, le 56 in funzione hanno una capacità totale di 58,08 milioni di kW e le 46 in costruzione 55,05 milioni di kW.
Il futuro delle relazioni
Per il gigante energivoro cinese, disporre continuamente di energia è fondamentale. Contestualmente, la programmazione e gli investimenti sinici, anche grazie agli aiuti ‘occidentali’ (del 1982, il primo accordo bilaterale di cooperazione tra Francia e Cina) hanno reso la Cina un attore pivotale nel settore nucleare.
Al di là della carbonizzazione e di pari passo con la difesa, in effetti, il Paese asiatico è ormai in grado di operare in piena autonomia in questo ramo dell’industria. Non c’è più, dunque, la necessità di importare tecnologie e conoscenze dall’estero.
E’ evidente che la Cina abbia compreso come agire, nella misura in cui il controllo delle catene di valore e dell’ approvviggionamento, costituisce uno straordinario moltiplicatore di potere. Sarebbe impensabile, nel Mondo di oggi, definire altrimenti il rafforzamento della propria postura geo-strategica.