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Motori elettrici a fusione nucleare per le missioni spaziali: spinta maggiore del 50%

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FireStar Drive è il primo propulsore elettrico per veicoli spaziali alimentato a fusione nucleare. L’obiettivo è aprire nuove frontiere legate al settore e all’utilizzo di nuove tecnologie dalle prestazioni migliori, oltre che dai tempi di funzionamento prolungati.

FireStar Drive

I propulsori elettrici per veicoli spaziali vengono sempre pensati allo scopo di rendere le missioni sullo spazio più efficienti dal punto di vista energetico, anche quando si tratta di lunghi periodi. Ci sono diverse tipologie di motori da poter utilizzare, a seconda di quali siano gli obiettivi da soddisfare.

Esistono, per esempio, quelli a vela solare, che non utilizzano direttamente l’elettricità ma che sfruttano solo la pressione della radiazione solare. Altri invece, lavorano mediante il plasma, utilizzato proprio per creare una spinta maggiore.

È partendo da quest’ultimi che l’azienda RocketStar ha progettato il primo modello alimentato a fusione nucleare, e chiamato FireStar Drive. Ma come funziona?

Le principali caratteristiche

Dopo alcuni test, sono emerse le principali caratteristiche di tali innovazioni, che non riguardano solo l’efficienza energetica, ma anche il raggiungimento di una spinta superiore del 50% per i veicoli spaziali.

Per arrivare a questi risultati, bisogna aggiungere dell’acqua borata nello scarico di un propulsore a plasma pulsato. Parliamo di una soluzione, costituita da borato di litio o di sodio, perfetta per l’utilizzo in alcuni reattori come il tokamak.

Attraverso poi la ionizzazione del vapore acqueo, si generano dei protoni ad alta velocità, che si scontrano con il nucleo di un atomo di boro portando alla fine a una fusione nucleare ben riuscita.

Le grandi prestazioni

È dunque il processo che avviene nello scarico del propulsore che assicura grandi prestazioni e tempistiche più durature, dando possibilità di immaginare importanti margini di sviluppo per i prossimi anni.

I risultati ottenuti dagli esperimenti, sono infatti stati validati presso l’High Power Electric Propulsion Laboratory (HPEPL) del Georgia Institute of Technology di Atlanta, sottolineando l’importanza di una scoperta così innovativa.

Per RocketStar, l’uso di tali propulsori per l’esplorazione spaziale potrebbe fare la differenza, arrivando ad avere nuovi satelliti in grado di rispondere alle esigenze di un mercato in crescita.

Le speranze sono tante

I piani per testare il FireStar Drive prevedono comunque ulteriori test da avviare quest’anno, oltre che una vera e propria dimostrazione nello spazio prevista per febbraio 2025.

Le speranze comunque sono tante, e si punta non solo su una migliore potenza, ma anche a una riduzione della massa dei veicoli spaziali, a una maggiore flessibilità nel controllo della spinta e alla possibilità di pensare anche a dei motori adatti a missioni più lunghe, e parliamo anche di decenni.

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