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La Cina avvia il primo impianto petrolchimico alimentato dal vapore di un reattore nucleare

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Numeri alla mano, annualmente l’impianto sarà in grado di trasportare 4,8 milioni di tonnellate di vapore pulito a zero emissioni di carbonio dalla centrale nucleare di Tianwan, nella provincia del Jiangsu, per alimentare i suoi impianti petrolchimici. Sostituendo parte delle 400.000 tonnellate all’anno di carbone che vengono bruciate.

Semaforo arancione ai combustibili fossili

In futuro, promuoveremo e incuberemo una nuova serie di progetti tecnologici multiuso sull’energia nucleare, stimolando con forza l’utilizzo completo della sua tecnologia e l’applicazione ad ampio raggio in vari ambiti dell’industria: dall’agricoltura alla sanità alla sicurezza”. Così Huang Ping, segretario generale dell’Autorità cinese per l’energia atomica, a margine di una comunicazione importante: come scrive la Reuters, Pechino avvia la produzione del primo impianto di fornitura di vapore da energia nucleare del Paese per l’industria petrolchimica nella provincia dello Jiangsu, la più densamente popolata, mostrando una delle serie di progetti della Cina a tecnologia avanzata, a basse o zero emissioni di carbonio, su cui oggi il Paese sta investendo.

Nel dettaglio, ogni anno l’impianto di vapore a energia nucleare, Heqi-1, sarà in grado di trasportare 4,8 milioni di tonnellate di vapore pulito a zero emissioni di carbonio dalla centrale nucleare di Tianwan, una filiale della società statale China National Nuclear Corporation, per alimentare i suoi impianti petrolchimici, surrogando parte delle 400.000 tonnellate all’anno di carbone che vengono bruciate. Anche se, il 21 settembre scorso, parlando al China and Globalization Forum, l’inviato speciale cinese per il clima, Xie Zhenhua, ha ammesso: “Eliminare completamente l’energia fossile è irrealistico”.

Pechino e lo sviluppo del nucleare

Stando all’ultimo report dell’International Energy Agency (IEA, le fonti rinnovabili e l’energia nucleare domineranno la crescita dell’offerta globale di elettricità negli anni a venire, riuscendo a soddisfare in media oltre il 90% della domanda. Secondo il rapporto, a fortificare la crescita del nucleare sarà anche la diffusione di nuovi impianti in Asia, dove si sta già assistendo allo sviluppo del settore (che, secondo l’IEA, ne comporterà una crescita complessiva di quasi il 4% fino al 2025).

In Cina, nazione che nella classifica stilata dal magazine energydigital.com è al terzo posto nella top 10 dei Paesi produttori al mondo di energia nucleare (preceduta sul podio da Stati Uniti e Francia, rispettivamente primo e secondo), la produzione di energia nucleare ricopre dunque un ruolo sempre più decisivo, considerato sia il crescente fabbisogno energetico sia l’urgenza di ridurre le emissioni di CO2, responsabili degli elevatissimi livelli di inquinamento registrati in varie aree della nazione.

Cina “carbon neutral” entro il 2060

Un progetto, quello del primo impianto petrolchimico alimentato dal vapore di un reattore nucleare, che la Cina inserisce nel suo impegno per diventare un’economia a zero emissioni di carbonio entro il 2060; in tal senso, a novembre 2020 il presidente Xi Jinping aveva fatto l’annuncio, auspicato dall’Occidente sia come punto di svolta nel contrasto globale al cambiamento climatico (in Italia, dal nuovo Piano Nazionale di adattamento ai cambiamenti climatici approvato e pubblicato dal Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica emerge che la principale relazione tra cambiamenti climatici ed energia è direttamente proporzionale all’innalzamento delle temperature medie, con echi tangibili sulla domanda e l’offerta di elettricità) sia come impegno concreto ad accompagnare gli sforzi europei in materia di diplomazia climatica.

Nella visione che ha come deadline il 2060 – il presidente della Cina ha dato l’annuncio più volte, nel corso di vari incontri tra cui quello all’Assemblea generale delle Nazioni Unite, al vertice annuale dei Paesi “Brics” e al Climate Ambition Summit delle Nazioni Unite –, il Ministero dell’Industria e della Tecnologia dell’Informazione (spiega Reuters) prevede inoltre di costruire un maggior numero di navi alimentate da combustibili più puliti rispetto ai combustibili marini.

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