Lo scorso 26 Dicembre sarebbe dovuto scadere il tempo a disposizione dei Comuni per fornire osservazioni a proposito del deposito nazionale per le scorie radioattive. L’iter, che ha già dimostrato le sue complessità, ha però visto una proroga di ulteriori trenta giorni, rispetto ai trenta iniziali, direttamente su iniziativa del Ministro Gilberto Pichetto Fratin.
Un iter complesso
Il limite entro cui i Comuni potranno fare osservazioni circa la Carta Nazionale delle Aree Idonee a ospitare il deposito nazionale delle scorie radioattive è stato spostato. Previsto inizialmente per lo scorso 26 Dicembre (dopo trenta giorni), l’iter burocratico è nuovamente cambiato.
Su impulso del vertice del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE), Gilberto Pichetto, si è deciso di aggiungere altri trenta giorni, aiutando gli Enti locali. Dando loro più tempo, in effetti, le analisi e le valutazioni specifiche potranno essere molto più approfondite.
Con questo atto, il Ministro Pichetto ha voluto dare seguito all’ordine del giorno approvato in sede di conversione del Decreto Legge Ambiente n°153 del 2024, a prima firma Federico Fornaro. Si richiedeva infatti suddetta estensione “al fine di consentire un coinvolgimento, un dialogo e una valutazione migliori da parte delle autonomie locali”.
Oltre la politica
Al di là della scelta politica dell’attuale Governo di puntare sul nucleare – come la Premier Giorgia Meloni ha ribadito in più riprese, anche a Baku durante la Cop29 – la questione è più complicata.
Non si tratta infatti ‘soltanto’ di un sito legato al comparto energetico. Il quale, comunque, dovrebbe essere praticamente costruito da zero. Bensì, servirà per gestire in maniera più efficiente e strutturale i tanti materiali di risulta. Si pensi soltanto agli scarti nocivi dell’industria chimica e farmaceutica.
Prospettive temporali
Secondo la definizione che ha dato il Ministero, il deposito nazionale “è un’infrastruttura ambientale di superficie che permetterà di sistemare definitivamente e in sicurezza i rifiuti radioattivi”. Le scorie – sia a bassa che a bassissima attività – hanno per il momento trovato posto all’interno di decine di depositi. L’elenco delle 51 aree idonee era stato pubblicato sul sito del Ministero il 13 dicembre 2023.
Il problema, però, è che in questi casi – come in quello di un polo centralizzato – non è solo la questione logistica in sé. Prima bisogna concertare con i cittadini il luogo fisico dell’infrastruttura. Questi processi richiedono comunque un periodo non breve, considerando tutte le direttrici della burocrazia. Oltreché – di base – grande accuratezza e trasparenza.
Anche per questo, dunque, la scelta di dare più tempo di ‘riflessione’ ai Comuni è apparsa in linea con tali esigenze.