Dal Giappone arriva un altro passo importante per la ricerca sull’energia da fusione nucleare: costruito il più grande reattore al mondo
Il reattore JT-60SA
Il reattore JT-60SA costruito e acceso in Giappone è il frutto di una collaborazione scientifica tra il Paese asiatico e l’Unione Europea, con un notevole contributo dato dall’Italia grazie al sostegno di governo, imprese, ENEA, consorzio RFX e Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr).
Come per altri già realizzati, serviranno ancora decenni prima di ottenere, da tale dispositivo, i risultati sperati: arrivare a un’elevata efficienza energetica che possa soddisfare tutte le esigenze dell’uomo.
Il progetto
ll progetto nasce nell’ambito dell’accordo Broader Approach stabilito tra Giappone e Ue per lo sviluppo di attività inerenti il settore nucleare.
In questa collaborazione infatti, non rientra solo il JT-60SA, ma anche altre iniziative quali IFMIF/EVEDA, un piano per approfondire lo studio dell’irradiazione di materiali per la fusione, e l’IFREC, con l’idea di realizzare un centro di controllo remoto per seguire, anche a distanza, attività di progettazione internazionale per reattori dimostrativi.
Nel caso di JT-60SA, il fine è dimostrare com’è possibile raggiungere impulsi di plasma di lunga durata, confinando quest’ultimo e utilizzando l’energia generata nel modo più sicuro e sostenibile possibile.
Il costo totale: 560 milioni di euro
Il costo totale per la costruzione dell’impianto è di circa 560 milioni di euro, con un finanziamento condiviso Europa e Giappone.
Alla cerimonia di inaugurazione hanno preso parte il commissario europeo per l’Energia, Kadri Simson, il ministro giapponese per Istruzione, Cultura, Sport, Scienza e Tecnologia, Masahito Moriyama, il ministro giapponese per la Politica scientifica e tecnologica, Sanae Takaichi, e altri politici di alto livello.
Si tratta di un traguardo raggiunto dopo 16 anni spesi a lavorare su questo progetto, con diversi miglioramenti tecnici che sono stati eseguiti da allora fino a oggi.
Il contributo dell’Italia
Bisogna anche riconoscere il contributo dell’Italia per la costruzione finale dell’opera.
Il Paese ha infatti fornito supporto scientifico e componenti importanti del tokamak, spendendo circa 70 milioni di euro messi a disposizione dal governo.