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Il Giappone vuole ripartire con il nucleare: esteso a oltre 60 anni il ciclo di vita delle centrali

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Il Giappone ha deciso di chiudere le proprie centrali nucleari nel 2011, dopo l’incidente di Fukushima. Oggi quella decisione però è stata rimessa in discussione, soprattutto per le conseguenze innescate dalla guerra in Ucraina, e il Parlamento ha approvato una legge che prolunga la vita degli impianti a più di 60 anni e ne prevede un aggiornamento.

La nuova legge giapponese sul nucleare

Negli ultimi anni, dopo l’incidente di Fukushima, il Giappone ha rimediato all’assenza del nucleare bruciando grandi quantità di combustibili fossili e diventando con il tempo il secondo importatore mondiale di gas naturale liquefatto, dopo la Cina

Già dall’inizio di quest’anno, il Paese però ha esposto la propria volontà di far ripartire il settore, nonostante i dubbi e le incertezze e con tutte le difficoltà dovute anche alla mancanza di ingegneri, aziende e materiali, che non hanno consentito di recuperare i livelli precedenti al 2011 e di rinnovarsi. 

In risposta all’aumento dei costi energetici e alle difficoltà di approvvigionamento nazionale causate dalla guerra in Ucraina, il primo ministro Fumio Kishida ha avviato un piano per rimettere in funzione parte dei 45 reattori che erano stati fermati per controlli di sicurezza, dopo il disastro di Fukushima.

Ieri è stata anche approvata una nuova legge in Parlamento per estendere il ciclo di vita delle centrali ad oltre 60 anni, sostituendo i cinque statuti precedenti in materia energetica.

L’obiettivo principale è quello di arrivare a un aggiornamento degli impianti attivi, per renderli più sicuri, ridurre le emissioni e conservare l’energia riutilizzando le proprie risorse nucleari. 

Le preoccupazioni sulla sicurezza

Il disegno di legge è stato approvato nonostante l’opposizione dei membri delle ali di sinistra e centro-sinistra della Camera alta, convinti che sui reattori non ci sia ancora una sicurezza garantita. 

Ma le preoccupazioni sono state smorzate da Kishida, dichiarando che con questa normativa non si raggiungerà il rischio zero ma comunque la Nuclear Regulatory Commission, l’agenzia governativa che controlla un utilizzo sicuro di materiali radioattivi, lavorerà per evitare qualsiasi tipo di incidente. 

Il mix energetico del Giappone

In base ai prossimi regolamenti, l’Autorità di regolamentazione nucleare del Giappone sarà responsabile del monitoraggio delle condizioni dei reattori, in particolare di quelli che hanno più di 30 anni, per vedere come aggiornarli ancor prima che la nuova legge entri in vigore. 

Lo Stato attualmente importa circa il 90% dell’energia, mentre prima del 2011 otteneva dai suoi 54 impianti nucleari circa il 30% del proprio fabbisogno elettrico, almeno fino alla loro chiusura. 

Ad oggi, il conflitto russo-ucraino ha ridotto nel mix energetico del Giappone le importazioni di combustibili fossili, causando un’impennata dei prezzi delle utility che ha spinto ancor di più il Paese a riprendere in mano l’agenda dell’energia nucleare, soprattutto considerando che carbone, gas e petrolio sono ancora in cima alle fonti energetiche di Tokyo.

L’ispezione alla centrale di Fukushima Dai-Ichi

Questi provvedimenti del governo arrivano dopo un’ispezione alla centrale di Fukushima Dai-Ichi che è stata condotta, alla fine del mese scorso, da un team di ricercatori provenienti dalla Corea del Sud.

Si è trattato di un sopralluogo indipendente, in vista dell’imminente rilascio in mare delle acque radioattive immagazzinate nella centrale, e che arriva dopo che la Japan’s Nuclear Regulation Authority (Nra) ha sottolineato qualche giorno prima l’importanza dell’uso dell’energia atomica a scopo civile.

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