Dove si fa più affidamento sul nucleare per soddisfare la domanda di energia elettrica in tutto il mondo? Come sta messa l’Europa? I dati dell’AIE e di Eurostat.
Il nucleare nel mondo
In tutto il mondo risultatno attive 440 centrali nucleari in 33 Paesi, per una potenza di generazione elettrica pari a 417.000 MWe (dove un MegaWatt o MWe sta per un milione di watt di potenza o di capacità di generazione di energia elettrica), secondo dati dell’Agenzia internazionale dell’energia.
Il nucleare ha rappresentato per decenni una fonte energetica per generare elettricità pulita in molti Paesi, in alcuni casi la principale fonte energetica. Un esempio classico sono la Francia e gli Stati Uniti.
In base ai dati forniti da Our World in Data, possiamo vedere quali sono i Paesi che più di tutti fanno affidamento sul nucleare per generare energia elettrica con quota parte sul totale mondiale, in riferimento al 2023:
- Francia, 65,29%
- Svezia, 29,09%
- Giappone, 7,6%
- Germania, 1,73%
A livello di singolo Paese, invece, da considerare anche i dati provenienti da:
- Spagna, 21,06%
- Russia, 18,47%
- Stati Uniti, 18,25%
- Gran Bretagna, 14,07%
- Canada, 14%
- Cina, 4,6%
L’energia nucleare in Europa
Rimanendo in Europa, invece, di seguito i Paesi che più fanno affidamento sull’energia nucleare, secondo l’Eurostat:
- Francia (294,7 GWh)
- Spagna (58,59 GWh)
- Svezia (51,94 GWh)
- Belgio (43,88 GWh)
- Germania, (34,71 GWh)
- Repubblica Ceca (31,02 GWh)
- Finlandia (25,33 GWh)
- Bulgaria (16,46 GWh)
Il 73% circa del totale dell’energia nucleare prodotta nel 2022 è rappresentata dai primi quattro Paesi in classifica.
Nel 2022, la produzione dei Paesi Bassi è aumentata del 19,8 per cento, quella della Repubblica Ceca del 19,1 per cento, quella dell’Ungheria del 17,5 per cento e quella della Finlandia del 10,6 per cento.
L’Italia
L’Italia, a seguito dei referendum del 1987 e del 2011, ha abbandonato l’energia nucleare. Almeno fino al 2022, anno in cui la crisi energetica, le conseguenze della guerra in Ucraina e l’inflazione, hanno di fatto riaperto nuovamente il dibattito.
Nel maggio 2023, la Camera dei Deputati ha espresso il suo consenso a una mozione che impegna l’esecutivo a prendere in considerazione l’energia nucleare nel mix energetico nazionale.
Il nostro ministro dell’Ambiente, Gilberto Pichetto Fratin, ha partecipato il primo luglio alla celebrazione per il completamento dei magneti superconduttori del progetto ITER, per la fusione nucleare, con l’ambizione di soddisfare l’enorme fabbisogno di elettricità pulita da qui ai prossimi anni.
Il problema è che al momento si può parlare solo di grandi progetti e molto ambiziosi, considerando che per avere tecnologie concrete come tokamak o i mini reattori (SMR) saranno necessari ancora molti anni e soprattutto rilevanti risorse finanziarie.
Quanto costerà (e chi pagherà) questa transizione nucleare?