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Accordo tra l’Orano e la Mongolia per lo sfruttamento dell’uranio: i dettagli

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Nonostante le difficoltà in Africa, l’Orano sta cercando di rimodulare i propri progetto per l’estrazione dell’uranio e ha concluso un accordo con la Mongolia, dal valore di 1,6 mld di Dollari. In virtù dell’ostruzione che stanno portando avanti diversi Governi africani, dunque, la direttrice asiatica ricoprirà un’importanza capillare.

Il fulcro dell’Asia

La Orano, multinazionale francese dell’uranio e il Governo della Mongolia hanno firmato un accordo preliminare, dal valore totale di 1,6 mld di Dollari, per sviluppare un nuovo progetto minerario. Lo hanno scritto Reuters e Bloomberg. Le stesse, hanno aggiunto che il Parlamento di Ulaanbaatar (la capitale dello Stato asiatico) ha già ricevuto una bozza del documento per una discussione preliminare.

In quest’ottica, l’Orano potrà rilegittimare i propri volumi di affari sui mercati asiatici, alla luce di un riassestamento, necessario, delle proprie politiche. Oltre agli oneri commerciali, in questi mesi l’azienda è stata impegnata anche dal punto di vista giuridico. Decisivi, i cambiamenti geoeconomici che hanno interessato Africa subsahariana.

Tra le conseguenze, la scelta di adire le vie legali contro il Niger, mediante arbitrato internazionale. Il Governo di Niamey ha infatti ritirato le licenze alla multinazionale transalpina, creandole un serio problema finanziario.

Dettagli tecnici e opportunità per la Francia

Dal punto di vista ‘temporale’, l’investimento iniziale sarà pari a 500 mln di Dollari. La fase di preparazione dovrebbe cominciare nelle prossime settimane (e comunque entro il 2027), mentre le prime estrazioni della miniera dovrebbero partire nel 2028. Secondo le stime, il picco produttivo raggiungerà le 2.600 tonnellate nel 2044.

Presente in Mongolia da oltre 25 anni per svolgere attività di esplorazione, la valorizzazione di un altro polo asiatico – oltreché opportunità occupazionali in loco – porterà numerosi vantaggi anche nella stessa Francia.

In particolare, sempre in confronto con il tema fricano, alla luce della riconsiderazione che Parigi sta effettuando sulle sue principali importanti catene di approvvigionamento. Un fattore, quest’ultimo, in grado di incidere anche sulla competitività proprio del nucleare.

Si potrebbe, rispetto ai presupposti del presente, rilegittimare persino il dibattito sul suo effettivo valore aggiunto. Questo, data la complessità delle variabili che interessano le varie fasi strutturali, fino al ruolo e alle esigenze dei consumatori.

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