Roma, 07/11/2024 Notizie e approfondimenti sui temi dell’Energia in Italia, in Europa e nel mondo.

Materie prime critiche, 1,2 miliardi di investimenti per ridurre di un terzo la dipendenza italiana dall’estero. Lo Studio

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Presentato nuovo Studio dal titolo “La roadmap italiana per le materie prime critiche: proposte operative per sostenere la competitività industriale del paese e le opportunità offerte dalle materie prime critiche”, realizzato da TEHA Group su incarico di Iren. Lo Studio delinea una roadmap nazioale che identifica le aree prioritarie di intervento e le principali criticità da attenzionare, elaborando proposte di policy per il rafforzamento del settore delle materie prime critiche e la valorizzazione del contributo dell’economia circolare in Italia.

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Ridurre la dipendenza estera di materie prime critiche e generare 6 miliardi di euro di valore aggiunto. Lo studio

Le materie prime critiche sono fondamentali, perché rappresentano risorse essenziali per la produzione industriale e tecnologica, particolarmente in settori come l’energia rinnovabile, l’automotive e l’elettronica.

La loro disponibilità incide sulla produzione di batterie, pannelli solari e altri componenti avanzati, favorendo o meno la crescita economica e la possibilità di avanzare più speditamente nella transizione energetica.

Poiché molte di queste materie prime vengono importate, l’Italia in particolare è vulnerabile a fluttuazioni di prezzo e interruzioni della fornitura, facendo della diversificazione delle fonti e del riciclo delle risorse strategie cruciali per la sicurezza economica e industriale del Paese.

Secondo lo Studio commissionato da Iren e realizzato da The European House – Ambrosetti, con 1,2 miliardi di euro di investimenti, l’Italia può ridurre la dipendenza dall’estero per le materie prime critiche di quasi un terzo, generando oltre 6 miliardi di euro di valore aggiunto per la filiera al 2040.

Gli impieghi strategici delle materie prime critiche

Solo per fare alcuni esempi, nel settore aerospaziale, le materie prime critiche principali sono titanio, berillio, tungsteno e tantalio, mentre in quello energetico troviamo germanio, silicio, indio e gallio per il pannelli fotovoltaici e le celle solari (più cobalto, grafite, indio e litio per le batterie e i sistemi di accumulo).

La rilevanza strategica delle materie prime critiche

Le materie prime critiche hanno un’enorme rilevanza strategica, perché si tratta di quei materiali di difficile approvvigionamento, centrali per lo sviluppo industriale e tecnologico (es. il litio per le batterie, il silicio per i semiconduttori, l’indio per i display), a fronte di un problema di scarsa disponibilità e limitate possibilità di approvvigionamento.

L’Europa, ad esempio, soffre di una grave dipendenza dall’estero, soprattutto dalla Cina che produce il 56% delle materie prime critiche importate in UE.

Come rilevato dallo studio, il gap di investimenti tra Europa e Cina è significativo e tendenzialmente non si ridurrà nei prossimi anni.

Ammontano a 2,7 miliardi di euro gli investimenti realizzati dall’Europa per il comparto nel 2023, a valle dei 14,7 miliardi emessi in Cina.

Il ruolo dell’economia circolare

Dallo sviluppo delle materie prime critiche dipende il 32% del PIL italiano, oltre la competitività industriale e la sicurezza strategica nazionale. La strada più efficace da seguire è quella dello sviluppo dell’economia circolare, attraverso l’incremento dei volumi di RAEE raccolti, incentivare l’utilizzo delle materie prime seconde nelle produzioni industriali attraverso la definizione di criteri end-of-waste e di schemi incentivanti per l’utilizzo di materiali riciclati”, ha dichiarato Luca Dal Fabbro, Presidente di Iren.

Nei prossimi anni, lo sviluppo di filiere domestiche per la transizione energetica aumenterà il fabbisogno italiano di materie prime grezze del 320%, evidenziando la necessità per l’Italia di valorizzare fin da subito il potenziale contributo dell’Economia Circolare” ha dichiarato Valerio De Molli, Managing Partner & CEO di The European House – Ambrosetti e TEHA Group.

Fondamentale, in tal senso, risulta “consolidare tutte quelle partnership già esistenti con Paesi che ci permettano di reperire quelle materie prime che scarseggiano in Italia e di cui il nostro sistema industriale ha bisogno per continuare a crescere e aumentare la competitività nazionale”, ha detto Riccardo Zucconi, deputato e responsabile Energia di Fratelli d’Italia alla Camera, commentando lo studio illustrato in occasione dell’evento “La road map italiana per le materie prime critiche”.

Un importante passo avanti è stato compiuto grazie al fondo di 1 miliardo di euro stanziato dal Mimit – ha ricordato Zucconi – con il Dl materie prime critiche come prima dotazione per sviluppare la filiera strategica di estrazione delle materie prime. Ma dobbiamo anche mettere in sicurezza le nostre aziende che hanno un interesse strategico in questo settore, come quelle aerospaziali, produttrici di dispositivi e apparecchiature medicali e attive nel campo della digitalizzazione”.

Investire sulla capacità degli impianti RAEE

Tra i punti chiave dello Studio, si sottolinea la necessità di investire sulla capacità impiantistica e la realizzazione di nuovi impianti per il recupero e il trattamento, dato che ad oggi il 90% delle componenti dei RAEE da cui estrarre materie prime critiche viene esportato.

In Italia, infatti, gli impianti accreditati per il recupero e trattamento dei RAEE in Italia non sono adeguati alla gestione dei volumi prodotti (solo 47 impianti su 1.071 risultano accreditati, pari al 4,3%).

Giornalista

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