Il tanto atteso Clean Industrial Deal (CID) della Commissione europea, inizialmente annunciato come un progetto trasformativo per il futuro industriale dell’Europa, sembra essere una riformulazione di iniziative già esistenti piuttosto che una strategia davvero dirompente (come chiede il nostro tempo). Una bozza del documento, ottenuta da Euronews, delinea le possibili misure volte a rafforzare il settore della tecnologia pulita in Europa per competere con Stati Uniti e Cina, ma manca di chiarezza sui principali impegni finanziari.
Leadership nell’Economia Circolare entro il 2030?
La bozza trapelata (22 pagine) contiene alcuni punti chiave del futuro piano europeo, indicando che l’obiettivo del CID è “posizionare l’UE come leader globale nell’economia circolare entro il 2030”. Per raggiungere questo obiettivo, la Commissione europea mira a fornire “chiari incentivi per la decarbonizzazione all’interno dell’Europa“, promuovendo al contempo un “nuovo ecosistema industriale europeo fiorente per la crescita e la prosperità”.
Gli analisti politici, al momento, rimangono piuttosto scettici sulla reale novità di queste proposte, notando la presenza discreta di misure già annunciate nel tempo. Ci si chiede, in sostanza, è un mosaico di vecchie proposte o questo piano contiene davvero una nuova visione per il futuro dell’industria europea?
I Sei Pilastri del CID
Il CID, secondo quanto riportato da euronews.com, si basa su sei “pilastri industriali”, sei chiavi per catalizzare la trasformazione del settore:
1. Energia accessibile
Uno dei pilastri più critici del CID è garantire energia accessibile. Il 26 febbraio, la Commissione, in collaborazione con la Banca Europea per gli Investimenti, lancerà un programma pilota per i corporate power purchase agreements (PPAs). Questa iniziativa mira a stimolare investimenti a lungo termine nelle energie rinnovabili, ma manca di impegni finanziari specifici, poiché la bozza non fornisce dettagli sui fondi destinati.
Inoltre, il CID include un “grids manufacturing package” per affrontare le carenze nelle reti di trasmissione europee, identificate come un ostacolo all’elettrificazione dei trasporti e dell’industria. L’UE prevede anche di proporre nuove regolamentazioni per il mercato del gas e una revisione della tassazione energetica nel 2025.
2. Stimolare la domanda di tecnologia pulita
Un elemento chiave contenuto nella bozza è la creazione di “mercati guida” per la decarbonizzazione industriale. A tal fine, la Commissione sta sviluppando il “Industrial Decarbonisation Accelerator Act”, la cui pubblicazione è prevista entro la fine del 2024.
L’UE punta anche a incrementare la domanda di idrogeno a basse emissioni di carbonio, destinato a sostituire i combustibili fossili nei processi industriali. La Commissione promette di “chiarire le regole per la produzione di idrogeno a basse emissioni di carbonio in modo pragmatico”, rispondendo alle preoccupazioni dell’industria riguardo alle incertezze normative.
3. Finanziamenti per l’industria pulita
Il supporto finanziario rimane un nodo irrisolto nel CID. Sebbene la Commissione riconosca la necessità di maggiori investimenti per la trasformazione industriale, la bozza non fornisce dettagli su scala e fonti di finanziamento. Come avverte Greg Van Elsen della Climate Action Network Europe, “Con la parte finanziaria ancora priva di dettagli e ambizione, la grande domanda rimane: chi pagherà il conto?”.
A quanto si legge, Bruxelles sarebbe intenzionata ad aumentare gli investimenti annuali in energia, industria e trasporti di circa 480 miliardi di euro, rispetto al decennio precedente, facendo leva sui capitali privati sul 38% del bilancio comune che sosterrà la transizione ecologica anche tra il 2028 e il 2034.
4. Economia circolare e materie prime critiche
La bozza di documento riafferma l’impegno dell’Europa verso i principi dell’economia circolare, enfatizzando la riduzione dei rifiuti e l’aumento dell’efficienza delle risorse. Tuttavia, i critici sostengono che il piano non stabilisce obiettivi vincolanti per il risparmio energetico o la riduzione dell’uso delle risorse, elementi essenziali per un’economia europea veramente resiliente.
5. Mercati globali e partenariati internazionali
Il CID sottolinea l’importanza del commercio internazionale per garantire all’Europa l’accesso alle materie prime essenziali per le tecnologie pulite, tra cui litio, terre rare e infrastrutture per l’idrogeno verde. L’UE mira a rafforzare le partnership commerciali, in particolare con i Paesi africani e sudamericani, ma i dettagli rimangono vaghi.
6. Una forza lavoro qualificata per la transizione verde
Riconoscendo la carenza di competenze nel settore industriale europeo, il Deal promette di introdurre un’iniziativa denominata “Unione delle Competenze”, la cui pubblicazione è prevista per il 5 marzo. Questa iniziativa sarà accompagnata da un piano d’azione specifico per il settore automobilistico, un pilastro dell’industria europea in rapida trasformazione verso l’elettrificazione.
L’UE Conferma l’Obiettivo del 90% di Riduzione delle Emissioni entro il 2040
Il CID conferma inoltre l’impegno dell’UE a raggiungere una riduzione del 90% delle emissioni di gas serra entro il 2040, già preannunciata nel programma di lavoro 2025 della Commissione e in linea con gli obiettivi a lungo termine del Green Deal europeo. La bozza trapelata rispecchia le recenti dichiarazioni della Presidente della Commissione Europea, Ursula von der Leyen, riaffermando che l’Europa “manterrà la rotta” sull’azione climatica nonostante le incertezze economiche globali.
Esperti climatici come Greg Van Elsen vedono questo impegno come un segnale positivo. “È incoraggiante vedere la bozza allineata con il Green Deal europeo, sostenendo l’obiettivo climatico del 2040, accelerando le rinnovabili e mettendo l’economia circolare al centro della strategia industriale dell’UE”, ha dichiarato.
Una roadmap vaga, prossimi mesi cruciali per il destino dell’industria europea
Oltre alle vaghe indicazioni sulle risorse finanziarie, molti osservatori rimangono scettici sulla reale, concreta e possibile realizzazione del piano europeo. L’assenza di nuove misure di efficienza energetica e la limitata attenzione alla riduzione del consumo di risorse, sollevano ulteriori dubbi sulla sua efficacia.
Mentre l’Europa si prepara per un decennio decisivo in materia di politica industriale e climatica, il successo del CID dipenderà non solo dai suoi ambiziosi obiettivi, ma anche dai meccanismi politici e finanziari che trasformeranno queste promesse in realtà.
I prossimi mesi saranno cruciali per determinare se la Commissione europea sia davvero pronta a guidare la rivoluzione industriale verde o se questo piano sia solo una riformulazione di vecchie promesse mascherate da nuova retorica.