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L’Arabia Saudita guida la produzione di ammoniaca blu: la nuova gemma della transizione energetica

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Il 18 settembre Saipem ha dichiarato di essersi aggiudicata una commessa da 2 miliardi di dollari per lo sviluppo del giacimento di Marjan dalla Saudi Aramco, tra le più grandi compagnie petrolifere al mondo impegnate a sostituire i combustibili fossili con l’ammoniaca blu. Già impiegata nel settore agricolo, l’ammoniaca blu sta incuriosendo i sostenitori dell’idrogeno e i protagonisti della transizione ecologica di tutti i mercati mondiali, dall’Europa all’Asia.

L’accordo Saipem-Saudi Aramco

Il contratto prevede l’ulteriore sviluppo per 2 miliardi di dollari del giacimento petrolifero e di gas naturale offshore di Marjan – nel quadrante nord-ovest del Golfo Persico. Per raggiungere gli obiettivi dell’accordo, la Saipem utilizzerà le proprie navi di ultima generazione e tecnologie avanzate di saldatura. Le attività di fabbricazione verranno realizzate presso il cantiere Saipem della Taqa Al-Rushaid Fabricators Company, a Dammam.

Per la società fondata da Enrico Mattei, si tratta del secondo contratto offshore firmato questo mese con il colosso saudita, dopo altri due accordi del valore totale di 1 miliardo per la posa di cavi sottomarini e l’installazione di oleodotti nei giacimenti di Marjan, Zuluf e Safaniyah. Quindi, la Saudi Aramco pianifica i suoi accordi anche in vista del piano di sviluppo previsto per il giacimento di Marjan, mirando a una produzione di fino a 300 mila di barili al giorno entro il 2025.

Infatti, dopo l’annuncio del 18 settembre, le azioni di Saipem a Wall Street hanno guadagnato il 2,5%, salendo ai livelli di fine agosto. Il titolo ha visto una crescita del 34% rispetto ai livelli dei primi di gennaio. All’inizio della settimana, la Saipem aveva firmato anche un contratto del valore di 4 miliardi di dollari con la QatarEnergy, azienda petrolifera e principale fornitore di gas naturale liquefatto.

Saudi Aramco, il partner in prima linea nella produzione di ammoniaca blu

La partnership tra le due società si rivela promettente anche in considerazione del fatto che la Saudi Aramco investe molto nell’innovazione tecnologica a favore della transizione energetica, facendosi capofila di una nuova risorsa nel mercato: la produzione di ammoniaca blu.

Già nel settembre del 2020, la compagnia saudita e l’Institute of Energy Economics del Giappone, insieme alla compagnia industriale saudita Saudi Basic Industries Corporation (SABIC), avevano compiuto il processo di produzione e trasporto via nave di 40 tonnellate di ammoniaca blu dall’Arabia Saudita al Giappone. Attraverso la tecnologia della cattura dell’anidride carbonica (Carbon Capture and Storage), 50 tonnellate di anidride carbonica vennero catturate e iniettate nei pozzi petroliferi per aumentarne la produzione o per produrre metanolo.

Ciò segue l’agenda della Vision 2030, il programma con cui il regno saudita si propone di diversificare l’economia del Paese, sviluppando i settori del servizio pubblico e del commercio internazionale non petrolifero. In questo caso, mira a generare metà della sua energia attraverso fonti rinnovabili, quali idrogeno e ammoniaca blu, e metà attraverso gas naturale entro il 2030.

Perché investire nell’ammoniaca blu

L’ammoniaca – che è il risultato di una reazione chimica tra idrogeno e azoto – viene definita ‘blu’ quando durante il processo di produzione, la C02 generata viene catturata senza essere rilasciata nell’atmosfera. Valida alternativa ai combustibili fossili, quando viene utilizzata come combustibile, l’ammoniaca blu non rilascia emissioni dannose. Nella pratica, l’ammoniaca blu, o NH3, è solitamente utilizzata come fertilizzante nel settore agricolo e altri processi industriali. Poichè è capace di catturare fino al 90% di diossido di carbonio generato durante la produzione, essa consente di ridurne l’impatto ambientale.

Si tratta quindi di uno strumento utile alla decarbonizzazione, specialmente in quei settori dove essa risulta complessa: trasporto via nave, aviazione e l’industria pesante. Inoltre, nel 2024, il valore di questa risorsa è stato stimato intorno ai 438 milioni di dollari. I costi di produzione associati sono elevati al momento, ma l’Arabia Saudita non bada a spese se si considera che l’avveniristica città di NEOM sarà sede del più grande impianto al mondo di ammoniaca verde entro il 2025.

I progetti pilota di trasporto di ammoniaca blu

Nel 2022 la Saudi Aramco e la Sabic Agri-Nutrients hanno ottenuto le prime certificazioni per la produzione di ammoniaca blu e idrogeno blu dall’ente di certificazione tedesca TÜV Rheinland. Il mercato dell’ammoniaca blu si sta infatti espandendo sempre di più anche in Europa e in Asia. Il 10 settembre 2022, il più grande produttore europeo di rame, Aurubis AG, ha scaricato da una nave le sue prime 13 tonnellate di ammoniaca blu provenienti dagli Emirati Arabi. Nel novembre dello stesso anno, la compagnia saudita Ma’aden ha trasportato 25.000 tonnellate di ammoniaca blu in Sud Corea.

Nel luglio del 2024, la Sabic Agri-Nutrients Company ha annunciato la costruzione del suo sesto impianto a Jubail, con l’obiettivo di produrre 1,2 milioni di tonnellate metriche all’anno di ammoniaca blu a basse emissioni di carbonio.

Ai primi stadi della strategia commerciale della Saudi Aramco ci sarebbe anche la possibilità di trasportare l’idrogeno con minori difficoltà. Quale energia altamente infiammabile, il trasporto sicuro dell’idrogeno liquefatto richiede temperature fino a -254 gradi, quindi comporta dei costi molto elevati. L’idea della Saudi Aramco è far sì che il trasporto avvenga in sicurezza e a bassi costi in tutto il mondo, convertendolo prima in ammoniaca blu, poiché quest’ultima è meno infiammabile e per essa esistono già infrastrutture per la sua produzione e conservazione: è quindi più facile e più sicura da trasportare. In seguito, l’ammoniaca blu può essere convertita in idrogeno blu o usata direttamente come carburante per turbine a gas, producendo energia più pulita.

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