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Il futuro politico dell’idrogeno ‘verde’? Il ruolo e le ambizioni dell’Algeria

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Il futuro dell’idrogeno e in particolare di quello ‘verde’ (sostenibile) potrebbe dipendere, almeno in parte, dagli investimenti dell’Algeria. La sua posizione geografica, in effetti, proietterebbe il Paese africano in una posizione di assoluto rilievo, rispetto alle esigenze di questo comparto energetico.

Il valore dell’Algeria

Tra le energie rinnovabili, l’idrogeno ‘verde’ è certamente un vettore dai grandi margini di sviluppo, in particolare per l’Algeria, per via della sua posizione geografica e delle sue risorse solari. Il Nord Africa è al centro delle catene del valore energetico, sul Mar Mediterraneo e le proiezioni marittime sono un vero e proprio volano geoeconomico.

D’altronde, la produzione di idrogeno attraverso il solare o l’eolico – per l’appunto ‘verde’ – è al centro di diverse analisi di mercato. Il fatto che per il trasporto si possono usare (o adattare) i gasdotti e le connessioni già esistenti, crea teoricamente i presupposti per la sua competitività.

Il valore del Paese africano e le prospettive geoeconomiche dell’idrogeno sono state l’oggetto di due diversi articoli, su Nature Energy. Il primo, dal titolo ‘An adjusted strategy is needed to ground green hydrogen expectations in realitylo hanno scritto Adrian Odenweller e Falko Ueckerdt.

L’altro, ‘Advancing green hydrogen production in Algeria with opportunities and challenges for future directions‘, oggetto del lavoro di un numero più cospicuo di studiosi. Ossia, Yacine Benchenina, Abderrahim Zemmit, Mohammed Moustafa Bouzaki, Abdelouadoud Loukriz, Salah K. Elsayed, Ali Alzaed, Guma Ali e Sherif S. M. Ghoneim.

Riferimenti

Il contesto algerino va ovviamente inserito in uno scenario di carattere globale. Fondamentale, anche per comprendere quali margini abbia la cooperazione in questo settore energetico. Nella loro analisi, Adrian Odenweller e Falko Ueckerdt hanno in effetti posto l’accento sulla forbice che si è costruita tra le ambizioni del settore e la sua effettiva diffusione.

In effetti, da una parte, nei più recenti lustri si è parlato dell’idrogeno ‘verde’ come del “carburante pulito del futuro” e almeno sessanta Paesi hanno rilasciato dei piani nazionali. Numerose aziende, poi, hanno annunciato investimenti in tale ottica.

Ciononostante, le effettive produzioni hanno subito rallentamenti, a causa dell’aumento dei costi, dell’incertezza normativa e della limitata disponibilità a pagare.

Il valore dei dati

Facendo riferimento alle c.d. “lacune“, in primo luogo, nell’anno 2023 solo il 7% della capacità di idrogeno verde aggiunta inizialmente annunciata è alla fine divenuta operativa. Una differenza – tra aspettative e disponibilità – che limita la realizzazione della transizione energetica.

Contestualmente, però – in proiezione 2030 – i progetti annunciati si stanno sempre di più allineando agli scenari concernenti il riferimento dell’1,5 °C. Il tutto, dunque, presupporrebbe un riavvicinamento rispetto agli impegni di carattere internazionale sul clima. Da qui, il ruolo preponderante riconosciuto ai soggetti pubblici.

Per salvaguardare gli obiettivi climatici e acuire gli esternalità negative del mercato, nonchè per realizzare tutti i progetti annunciati entro il 2030 servirebbero enormi sussidi. Le stime sarebbero addirittura pari a 1.300 mld di dollari, nevralgici per compensare rischi d’impresa per i capitali e gli investimenti privati.

Le principali regioni di interesse

All’interno del complesso universo territoriale algerino, l’articolo che si è concentrato sull’Algeria ha identificato, in base alle loro potenzialità, sia le regioni desertiche che le aree non desertiche. La possibilità di costruire dei poli fotovoltaici, è a sua volta parte del sistema produttivo dell’idrogeno.

Un sistema che propone anche metodi innovativi come l’elettrolisi dell’acqua di mare e l’utilizzo delle acque reflue per un approvvigionamento idrico sostenibile. Da qui, le valutazioni sull’eventuale e potenziale integrazione delle celle a combustibile a idrogeno nelle microgriglie. La prospettiva, per il Governo di Algeri, è quella di migliorare la stabilità e lo stoccaggio dell’energia.

Dall’analisi dei dati comparati, è emerso che le regioni desertiche, come Tamanrasset (al sud) e Adrar (al centro), sono quelle che presentano la più alta produttività di elettricità fotovoltaica.

Queste aree, rispettivamente, hanno generato 33,5 Gigawattora per anno (GWh/anno) e 32,9 GWh/anno. Suddette potenzialità si sono tradotte nella capacità di produzione di idrogeno ‘verde’ pari a 679 tonnellate/anno e 668 tonnellate/anno.

Al nord, invece, altre regioni quali Tlemcen e Skikda hanno dimostrato anche loro un potenziale notevole. Le loro produzioni energetiche, pari a 29 GWh/anno e 26,6 GWh/anno di elettricità da solare, hanno creato 589 tonnellate/anno e 539 tonnellate/anno d’idrogeno sostenibile.

Potenzialità sui mercati

Si è per questo evidenziata, sul valore dei dati, una capacità sistemica dell’Algeria. Ossia, quella di mettere a sistema, sfruttandola, l’energia solare sulle diverse latitudini. Inoltre, le aree settentrionali offrono un vantaggio strategico, in virtù della loro vicinanza ai mercati europei.

L’Algeria, infatti, può contare sulla validità delle infrastrutture esistenti. Il supporto di queste nell’esportazione efficiente verso i mercati europei, ha offerto all’Algeria un vantaggio strategico e proprio nel commercio dell’idrogeno ‘verde’.

Vantaggio, che comporta anche la possibilità di ingrandire le riserve di valuta estera, come per altro succede con le esportazioni di gas naturale.

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