Secondo gli ultimi dati forniti dall’Osservatorio sul mercato internazionale dell’idrogeno di Agici, i primi sette Paesi dell’Unione Europea per capacità di elettrolisi, non raggiungeranno neanche la metà dell’obiettivo stabilito da RePowerEu per la produzione interna di idrogeno verde entro il 2030.
Una risorsa concreta per la transizione energetica
L’idrogeno verde potrebbe rappresentare una risorsa concreta per la transizione energetica, ma è indubbio che gli ostacoli da superare siano ancora tanti. Per l’Italia e l’Europa, costruire un mercato solido e competitivo passa attraverso investimenti strategici, una visione chiara e un sostegno deciso al settore. Secondo gli ultimi dati forniti dall’Osservatorio sul mercato internazionale dell’idrogeno di Agici, nel 2030, i primi sette Paesi dell’Unione Europea per capacità di elettrolisi, non raggiungeranno neanche la metà dell’obiettivo stabilito da RePowerEu per la produzione interna di idrogeno, pari a 10 milioni di tonnellate (Mton).
208 progetti in Europa
Nello specifico, lo studio fa riferimento ad oltre 1.900 iniziative globali dedicate all’idrogeno verde, che spaziano dalla produzione al trasporto e stoccaggio della molecola. Dall’analisi risulta che solo 510 progetti, pari al 27% del totale, risultano in fase avanzata. In questo scenario, l’Europa, nel suo complesso, detiene un primato importante, con 208 progetti all’avanguardia portati avanti anche grazie a meccanismi di incentivazione, il cui ruolo risulta centrale per lo sviluppo del settore. Questi ultimi, infatti, offrono una copertura fissa o variabile sui costi operativi ancora molto alti. L’analisi di Agici individua sette strumenti europei che offrono complessivamente 12,9 miliardi di euro di incentivi.
Il mercato italiano dell’idrogeno
Per quanto riguarda l’Italia, il mercato dell’idrogeno verde fatica a decollare nonostante la partecipazione nazionale a oltre 70 progetti finanziati dai fondi UE 2021-2027 e 15 iniziative IPCEI (Progetti di Interesse Comune Europeo) per sviluppare la filiera. Nel Bel Paese, il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) rappresenta lo strumento principale di finanziamento, con 2,9 miliardi di euro suddivisi in sei linee di investimento. Di queste risorse, circa 2 miliardi sono già stati approvati e suddivisi tra Nord e Sud Italia: 693 milioni di euro al Nord con 68 progetti, 506 milioni al Sud con 56 progetti. Infine, 118 milioni per 20 progetti nelle regioni centrali.
I principali ostacoli
È evidente che la produzione di idrogeno rinnovabile richieda ingenti investimenti operativi, uno dei principali ostacoli alla sua diffusione. Gli incentivi servono dunque, principalmente, a colmare il divario esistente tra il costo di produzione dell’idrogeno e quello delle fonti fossili.
”L’idrogeno rappresenta una delle principali opzioni per la decarbonizzazione dei settori hard to abate, ma né l’Europa né l’Italia sono veramente pronte”, ha dichiarato Stefano Clerici, direttore dell’Osservatorio sul mercato internazionale dell’Idrogeno di Agici. ”L’attuale fase politica e geopolitica globale, ma anche le complessità normative e regolatorie, generano incertezza sul mercato e rallentano gli investimenti. Il nostro Paese ha stanziato una quota importante di risorse e ha la possibilità di giocare un ruolo di primo piano in Europa, ma senza una strategia nazionale non saremo in grado di raggiungere risultati tangibili.”