L’associazione Unem, Unione Energie per la Mobilità, vuole un sistema di incentivi per supportare il settore dell’idrogeno e, in particolare, la produzione del carburante blu, da usare come base per i fuel sintetici. Quali i margini di sviluppo e i passi in avanti dell’Italia?
L’idrogeno blu
L’idrogeno blu è considerato importante per diversi motivi, che non riguardano solo la riduzione delle emissioni. Questo carburante è infatti il prodotto del reforming del metano, ottenuto catturando e immagazzinando l’anidride carbonica e utile come vettore in diversi ambiti, dai trasporti all’industria energivora.
Unem, l’Unione Energie per la Mobilità, sta scommettendo molto su questo genere di combustibile e sui Low Carbon Fuels (LCF), che possono svolgere un ruolo fondamentale nella decarbonizzazione e nel raggiungimento della neutralità climatica. Ed è per questo che il sindacato sta chiedendo più incentivi a sostegno del settore, che tardano ad arrivare.
Low Carbon Fuels (LCF)
In generale, per ‘Low Carbon Fuels’ ci si riferisce a prodotti con un’impronta di C02 significativamente inferiore rispetto ai fossili tradizionali. Alcuni esempi? Quelli ottenuti da biomasse, come biodiesel ed etanolo derivato da colture quali mais, canna da zucchero e oli vegetali.
Altro prototipo sono i biogas, ottenuti dalla decomposizione anaerobica di materiale organico come rifiuti agricoli o scarti alimentari, e i combustibili sintetici prodotti utilizzando energia solare concentrata. Tra questi però, rientra anche l’idrogeno blu, considerato da sempre Low Carbon Fuel per il suo basso impatto ambientale. Ma come si ottiene?
Di solito sfruttando il gas naturale come materia prima e stoccando le emissioni di anidride carbonica, che vengono poi utilizzate in altri processi industriali anziché essere rilasciate in atmosfera.
Più incentivi per il settore
Cosa chiede quindi Unem? Di certo più incentivi per il settore, al fine di soddisfare gli obiettivi prefissati da qui ai prossimi anni.
L’associazione infatti, ha espresso la propria posizione sul tema nel corso di un’audizione davanti alle Commissioni VIII (Ambiente) e X (Attività Produttive) della Camera dei Deputati, impegnate nella valutazione di una proposta di aggiornamento del Piano nazionale integrato per l’energia e il clima (PNIEC).
Bisognerebbe crederci di più
In tale occasione, l’Unione Energie per la Mobilità ha ricordato che, i veicoli a batteria (BEV), a fronte di un incentivo all’acquisto di 8.000 euro, generano un abbattimento della CO2 pari a 8-10 tonnellate nel ciclo di vita dell’auto, con un costo dell’anidride carbonica risparmiata non inferiore agli 800 euro a tonnellata.
Nel caso dei LCF invece, ipotizzando un prezzo maggiore di 500 euro per tonnellata e una riduzione totale delle emissioni di 2,5 tonnellate, il costo di quelle risparmiate sarebbe di 200 euro, e dunque decisamente inferiore alla somma precedente.
Sui risultati che dunque potrebbero portare i Low Carbon Fuels (LCF) a livello locale e internazionale bisognerebbe crederci di più, implementando un sistema di incentivazione volto a favorire lo sviluppo di una maggiore produzione di idrogeno blu.