Hydrogen CArrier for Renewable Energy Storage punta alla realizzazione di un sistema capace di immagazzinare l’energia prodotta da rinnovabili attraverso l’idrogeno, con un livello di efficienza superiore rispetto agli attuali standard.
Il progetto europeo HyCARE
HyCARE nasce come un progetto comunitario europeo che vede la partecipazione dei centri di ricerca dell’Università di Torino, oltre che dell’Helmholtz-Zentrum Hereon, in Germania, dell’Institute for Energy Technology, in Norvegia, e del CNRS – Centre national de la recherche scientifique, in Francia.
Dopo quasi quattro anni di lavoro si è giunti al capitolo finale dell’iniziativa, che punta ad arrivare a un livello di efficienza record mai raggiunto.
L’idea, finanziata dall’Ue, nasce dalla volontà di dar vita a un metodo per conservare l’idrogeno allo stato solido, utilizzando idruri metallici e ricorrendo allo stoccaggio di energia sotto forma di calore.
Immagazzinare elettricità per evitare sprechi ed efficienza al 50%
Il progetto si concentra, in particolare, sulla gestione dell’H2, al fine di ottimizzare i tempi, ridurre l’impatto ambientale e migliorare l’efficienza complessiva del processo.
Come spiegato dal professore ordinario di Scienza e Tecnologia dei Materiali presso il Dipartimento di Chimica dell’Università di Torino, Marcello Baricco, le tecnologie eoliche o fotovoltaiche sono capaci di generare grandi quantità di energia green, ma ci sono momenti della giornata in cui la domanda è già stata soddisfatta e serve conservare quanto è stato prodotto in eccesso.
HyCARE nasce anche dalla convinzione di quanto sia importante immagazzinare l’elettricità non utilizzata in un luogo adatto e con la strategia più conveniente e funzionale, per evitare sprechi e portare il tasso di efficienza del processo a dei livelli alti, pari a circa il 50%.
Come funziona il sistema
Il sistema, in particolare, utilizza l’idrogeno come energy carrier, ovvero come trasportatore di energia, al fine di trasformare la quantità generata da un impianto rinnovabile in un gas da conservare in una sorta di contenitore, che verrà successivamente prelevato e trasformato di nuovo in elettricità pulita.
Il funzionamento ricorda dunque l’elettrolisi, dal quale viene liberato ossigeno e H2 che può essere immagazzinato o utilizzato in modi diversi.
L’uso degli idruri e il calore utilizzato
Chi ha studiato il progetto ha fatto in modo che le molecole di gas immagazzinate interagissero con una polvere metallica, in modo da ottenere un idruro e dunque una sorta di trasportatore di idrogeno, raccogliendo poi il calore generato dal processo e apportando all’iniziativa europea un valore aggiunto.
In questo modo, per fornire energia dall’idruro si utilizza dunque lo stesso calore raccolto nella prima fase, ottenendo grandi risultati a livello di efficienza e minimizzando ogni dispersione di energia.
Il professor Baricco ha anche spiegato che la vera sfida adesso è capire se la Commissione Ue è ancora disposta investire su questo progetto, dopo essere riuscito a dimostrare che, con circa 45 kg di idrogeno immagazzinato in idruro, si potrebbe alimentare, ad esempio, un appartamento per diverse settimane.