Secondo l’IEA i produttori statunitensi, cinesi ed europei entro il 2030 domineranno il mercato mondiale dell’idrogeno. Tuttavia mentre la Cina si concentra sulla variante alcalina più economica, l’Europa opta per il tipo PEM, più costoso ma etichettabile come rinnovabile. La direzione seguita dagli USA con il “Net Zero Industry Act” potrebbe rivelarsi decisiva per il settore.
USA, UE e CINA domineranno il mercato
La normativa statunitense del Net Zero Industry Act potrebbe rivelarsi decisiva per l’industria europea degli elettrolizzatori. Secondo i dati riportati dall’IEA, l’Agenzia Internazionale per l’Energia, i produttori statunitensi, cinesi ed europei entro il 2030 domineranno il mercato mondiale di settore. Tuttavia, l’Europa ha scelto standard rigorosi per la produzione di idrogeno rinnovabile, per cui per riuscire ad affermarsi sul mercato e porre le basi per le esportazioni, dovrebbe produrre più elettrolizzatori di quanti effettivamente intenda installarne.
Cosa sono gli elettrolizzatori?
Quando si parla di elettrolizzatori, si fa riferimento a quello che per molti è l’emblema di un futuro a impronta carbonica zero. Si tratta di un’importante fetta di mercato, che l’Europa si contende con altre due potenze mondiali: Cina e Stati Uniti. Tali dispositivi, che trasformano l’acqua in idrogeno, sono infatti al centro della spinta della politica industriale verde dell’Unione europea, nonchè del Net-Zero Industry Act, il provvedimento americano che adegua i prossimi sviluppi del settore industriale alla transizione energetica.
Tre tipologie di elettrolizzatore
Ad oggi è possibile individuare tre tipologie di elettrolizzatori: quelli alcalini, più economici, funzionano meglio senza interruzioni, quelli con membrana a scambio protonico (PEM), più costosi, e gli elettrolizzatori a celle a ossido solido, che si affidano al calore di scarto ad alta temperatura proveniente dall’industria. Mentre la Cina ha concentrato la produzione sulla variante alcalina più economica (il primo progetto di “elettrolizzatore a pile”, fabbricato in Cina, è già stato installato in Europa), l’Europa ha optato per il tipo PEM, più costoso ma flessibile. Gli USA per ora restano nel limbo. Per qualificarsi come rinnovabili, gli elettrolizzatori devono essere alimentati da impianti solari o eolici dedicati, una peculiarità che per il momento favorisce la variante PEM. La risoluzione dell’incognita statunitense sarà determinante, portando l’ago della bilancia a favore degli elettrolizzatori flessibili o dei prodotti cinesi.
I sussidi americani all’idrogeno
Il destino del settore potrebbe, quindi, essere deciso a Washington. L’Inflation Reduction Act, prevede sussidi diretti fino a 3 dollari al kg di idrogeno. Alcune aziende statunitensi sostengono che optare per uno standard simile a quello Ue soffocherebbe la nascente industria. D’altro canto, gli ambientalisti insistono sulla necessità di introdurre norme più rigorose per impedire agli elettrolizzatori di catturare la scarsa capacità di elettricità rinnovabile, che altrimenti potrebbe essere immessa direttamente nella rete.