La prima centrale idroelettrica italiana scavata nella roccia è quella di Sant’Antonio, in Trentino-Alto Adige. Si tratta di un impianto con oltre 100 MW di potenza installata, circa 270 GWh annui di produzione e oltre 400 GW di energia pulita.
La storia della prima centrale idroelettrica italiana sotterranea
La storia della centrale di Sant’Antonio, la prima idroelettrica sotterranea italiana in quanto scavata nella roccia, risale al 21 aprile 2015, quando la Eisackwerk Srl, società operante nel settore dello sviluppo, ne prese la gestione.
Poi, nel 2019, la Giunta provinciale diede il via libera a un piano di misure ambientali per il triennio 2019-2021, prevedendo un importo complessivo di 6 milioni di euro. La nuova struttura è stata dunque rimodernizzata, con vari interventi di finitura e sistemazione ambientale, fino alla definitiva inaugurazione che si è tenuta a ottobre dello scorso anno.
Rispetto al vecchio impianto esistente, questa centrale non solo rappresenta la prima in Italia che è stata rinnovata nel segno della massima sostenibilità ambientale, ma ha anche aumentato la propria efficienza di oltre il 20%, dando vita a un’opera ingegneristica unica nel Paese, che vede tutta la parte nuova scavata nella roccia porfirica.
La quinta centrale più grande dell’Alto Adige e le sue potenzialità
Si tratta anche della quinta centrale più grande dell’Alto Adige e, la sua manutenzione, è affidata a Tecnoenergia, un’azienda che gestisce numerosi impianti idroelettrici nel Nord Italia.
Le grandi potenzialità dell’opera riguardano soprattutto la sua capacità di produrre oltre 100 megawatt e più di 400 gigawattora di energia pulita l’anno, che è pari al consumo annuale di circa 100.000 famiglie altoatesine.