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Energia dalle onde del mare, il dispositivo rivoluzionario da quasi 20 milioni di euro

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L’OE-35 è una tecnologia rivoluzionaria a forma di boa sviluppata dalla società Ocean Energy, e pensata per la conversione dell’energia dalle onde marine. Come funziona? E quali sono le sue più importanti caratteristiche?

Varie tecniche

Esistono varie tecniche per poter ricavare energia dalle onde del mare. Si possono utilizzare, per esempio, dei sistemi con impianti sommersi, con una struttura fissata al fondale; dei sistemi definiti ‘OWC’ e immersi soltanto parzialmente; tecnologie costituite da cilindri galleggianti che si muovono a seconda dell’ampiezza del moto ondoso.

Qualunque sia la decisione, l’apparecchio messo a punto dalla società belga Ocean Energy promette di rivoluzionare il settore e offrire risultati mai visti prima d’ora. Parliamo di un dispositivo a forma di grande boa recentemente posizionato al largo delle coste delle Hawaii, e dal peso di circa 826 tonnellate.

Una turbina Wells

Ciò che rende unica tale tecnologia è la sua capacità di conversione, basata non sul funzionamento tipico dei motori a pistone, con fasi di potenza alternate a periodi morti, bensì su una turbina Wells. Si tratta di prototipi piuttosto interessanti e usati, in genere, in abbinamento ai sistemi OWC.

Tale tecnologia, inventata da Alan Arthur Wells dell’Università Queen’s di Belfast alla fine degli anni ’70, permette nello specifico alla turbina di ruotare continuamente nella stessa direzione, indipendentemente dalla direzione del flusso d’aria.

Risultato?

Risultato? La potenza finale generata dall’OE-35 risulta essere modesta rispetto al fabbisogno energetico complessivo delle Hawaii, ma comunque superiore rispetto a quelle generata da altri generi di dispositivi.

Il progetto della Ocean Energy potrebbe rappresentare l’inizio di una nuova era nell’utilizzo dell’energia delle onde marine, diventando così parte integrante del mix energetico indispensabile per un futuro più green.

L’iniziativa inoltre, da quasi 20 milioni di euro, vede coinvolte non solo la società belga, ma bensì 14 aziende dislocate in 5 Paesi europei, e provenienti da Regno Unito, Irlanda, Francia, Germania e Spagna.

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