Il nuovo DL energia non introduce novità in merito al tema del rinnovo delle concessioni idroelettriche, argomento critico, al centro del dibattito tra Commissione Europea e Governo. Entro quest’anno scadranno, infatti, il 17% degli accordi con le varie società per la produzione di energia, tra cui Enel, A2A, Iren ed Edison. Il rischio ora è che le infrastrutture finiscano in mano straniera.
Il tema delle concessioni idroelettriche
In tema di concessioni idroelettriche il nuovo Decreto Energia non dice molto. Il provvedimento approvato in Consiglio dei Ministri, sembra, infatti, voler aggirare volutamente un argomento critico per il nostro Paese, soprattutto alla luce dei contrasti verificatisi con l’Unione Europea. Bruxelles ha più volte ribadito che le concessioni debbano essere messe a gara, mentre l’Italia sarebbe propensa a riassegnare le grandi infrastrutture alle aziende che gestiscono gli impianti da anni, prorogando di vent’anni la scadenza dei loro permessi con l’obiettivo di favorire gli investimenti nella principale fonte di energia rinnovabile del Paese.
Cosa prevede la legge sulla concorrenza
La legge per il mercato e la concorrenza non lascia molti dubbi in merito all’indizione di nuove gare. Per la fine del 2023, è infatti prevista l’apertura di bandi per le concessioni scadute, di cui fanno parte anche quelle in capo ad Enel, A2A, Iren ed Edison. Entro quest’anno scadranno il 17% degli accordi con le varie società per la produzione di energia, ma a quanto pare il risiko tra chi chiede proroghe e chi invece sostiene i processi di gara non è ancora finito.
Normative diverse per Paesi diversi
Il problema evidenziato da molti è la mancanza di uniformità tra le diverse regolamentazioni nazionali. Mentre nell’Europa meridionale, inclusa l’Italia, prevale lo strumento della concessione, nella parte settentrionale del continente è di uso il permesso. Si può dire che il panorama è variegato anche per quel che concerne la durata dei provvedimenti: In Italia le concessioni possono arrivare a 30 anni, ma in alcune regioni si scende anche a quindici; in Portogallo la norma è 35 anni, in Spagna 75, in Austria, invece si può arrivare anche a 90 anni. In Francia la durata si attesta tra i 30 e i 40 anni.
Quali conseguenza per l’Italia
Indire bandi di gara per rinnovare le concessioni, potrebbe avere conseguenze indubbiamente pericolose. Da un lato, infatti, questa manovra potrebbe significare per l’Italia una perdita di controllo, in particolare sulle risorse idroelettriche più importanti, quelle dalla capacità media di almeno 3MW. Il rischio è che le infrastrutture finiscano in mano straniera (da qui la proposta di prorogare la durata dei contratti in cambio di un accordo sugli investimenti). Da un altro punto di vista, invece, il subentro di altri players potrebbe contribuire all’ammodernamento di impianti ormai obsoleti.