Quanti soldi andranno alle infrastrutture idriche nei prossimi anni? 3 miliardi di euro arriveranno dal PNRR, ma saranno sufficienti ad eliminare le contraddizioni e sfruttare le grandi opere per produrre energia rinnovabile? I temi emersi durante il convegno “Acqua = Sviluppo”, organizzato da ACEA e il Tempo.
Il convegno “Acqua = Sviluppo”
Quanti soldi andranno alle infrastrutture idriche nei prossimi anni? 3 miliardi di euro arriveranno dal PNRR, ma sarà necessario razionalizzare il settore, riducendo il numero di gestori e sfruttando le grandi opere per produrre energia rinnovabile. Il confronto “Acqua = Sviluppo”, organizzato da ACEA e il Tempo, e che ha visto intervenire tra gli altri, il Ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin, e il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini, ha messo in luce tutti i paradossi del sistema idrico italiano.
L’Italia spreca il 40% delle risorse idriche
Durante il convegno, i rappresentanti istituzionali hanno evidenziato le principali contraddizioni del sistema idrico italiano, tra cui primeggia lo spreco delle risorse idriche (40%), considerati anche 9 mld di metri cubi di acque reflue da utilizzare. Più nel dettaglio, secondo i dati Istat, nel 2020 sono andati persi in distribuzione 3,4 miliardi di metri cubi di acqua, ossia il fabbisogno idrico di oltre 44 milioni di persone in un anno. In percentuale, nel 2020, il 42,2% dell’acqua immessa nelle reti di distribuzione dell’acqua potabile non è arrivata agli utenti finali.
Il tema energetico
A detta del suo Titolare, il Mit sta raccogliendo le indicazioni per realizzare “un piano idrico nazionale” che punta a nuove infrastrutture e al completamento di quelle bloccate. L’impatto di tale piano potrebbe essere rilevante ai fini della generazione di nuova energia rinnovabile. Le centrali italiane valgono una produzione da 50 terawattora l’anno. “Le dighe sono luoghi di accumulo”, ha dichiarato il Ministro dell’Ambiente, riferendosi alla prerogativa dell’idroelettrico di fornire energia ininterrottamente, anche di notte. Il ministro si è poi soffermato sulla necessità di ridurre il numero dei gestori. “Oggi il sistema idrico è composto da 2400 gestori, molti ancora in economia. Il percorso avviato è quello degli ambiti territoriali per arrivare a circa cento gestori, che abbiano la robustezza per programmare e fare investimenti, creando un sistema acquedottistico che non abbia il 40% delle perdite attuali” ha affermato.
Una rete idrica nazionale integrata
Tra le criticità del sistema sottolineate durante l’evento, “il problema annoso dei bacini”, ma anche del trasporto: in Italia, infatti, la rete nazionale idrica non è equiparabile a quella del gas. Una rete nazionale integrata sarebbe dunque fondamentale. Fabrizio Palermo, AD di Acea, ha accennato anche al tema del riuso, dichiarando: “Usiamo solo una percentuale minima dell’acqua che si potrebbe riutilizzare. Oggi l’acqua dei depuratori è potabile e potrebbe essere usata tranquillamente”.