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Geotermia, l’antico serbatoio di 5 milioni di anni fa all’Isola d’Elba

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Andrea Brogi, docente e ricercatore del dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università di Bari, ha reso nota una scoperta molto importante per lo sviluppo del settore geotermico in Italia: tracce di fluidi supercritici sotto la superficie dell’Isola d’Elba orientale.

La scoperta

La scoperta emersa dal lavoro di Andrea Brogi, docente e ricercatore del dipartimento di Scienze della Terra e Geoambientali dell’Università di Bari, riguarda tracce di fluidi supercritici trovati sotto la superficie dell’Isola d’Elba orientale.

Per rinvenirle, sono state analizzate delle micro-gocce intrappolate dentro cristalli di quarzo, e presenti in quello che potremmo definire un antico serbatoio geotermico di circa 5,5 milioni di anni fa.

Un protocollo di indagini

In merito agli studi condotti, il ricercatore spiega però quanto sia necessario avere a disposizione un protocollo di indagini da poter applicare durante la fase di esplorazione dei siti, al fine di capire bene come agire e avere un quadro più chiaro della situazione.

Questo inoltre, contribuisce anche a ridurre i rischi minerari, dopo aver compiuto delle ricerche ben precise sulle faglie e la loro capacità di veicolare e contenere fluidi geotermici. In Italia comunque, che situazione vive il settore?

Le potenzialità

Le potenzialità del Belpaese sono innumerevoli. La penisola infatti è uno dei mercati più rilevanti al mondo per la generazione di energia geotermica e potenza installata.

Nello specifico, secondo Enel Green Power, si parla di una quantità di elettricità pulita da poter sfruttare che va dai 5.800 alle 116.000 terawattora, a fronte di un fabbisogno annuo di poco superiore ai 300.

C’è però ancora tanta strada da fare, considerando che, rispetto ad altre risorse alternative energetiche, quelle geotermiche risultano essere le meno sviluppate.

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