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Venezuela: il dilemma del gas, vettore degli equilibri regionali e internazionali

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Il Venezuela dispone di notevoli riserve di gas naturale, le cui potenzialità restano tuttavia largamente inesplorate.

200.000 mld di mdi gas naturale

A livello mediatico e geo-politico, il Venezuela si è affermato per le sue grandi riserve di petrolio. Meno noto è che nel Paese sudamericano ci sono anche importanti giacimenti di gas naturale, i più grandi del Sudamerica – pari a 200.000 mld di m3 – sebbene largamente sotto-sfruttati.  

Questi ultimi hanno contestualmente ottenuto una piena centralità nel dibattito interno, con particolare riferimento alle forniture. In effetti, quella del ‘gas’ è assurta a questione dirimente persino nell’avvicinamento alle trascorse elezioni presidenziali del 28 Luglio, secondo quanto riportato dalla Reuters.

I temi del gas e delle licenze non interessano soltanto il Sudamerica ma potrebbero creare degli scenari interessanti  anche per l’Europa, soprattutto quella meridionale.

Numeri in calo

Fondatore e pilastro del cartello OPEC, il Venezuela resta ancora oggi un grande fornitore di greggio a livello globale, con una produzione che – al Dicembre 2023 (dati EIA) – si attestava sui 770.000 barili al giorno. Certo, nulla a che vedere con il 2000, quando i barili erano 3.2 mln. 

La medesima tendenza si è registrata nel settore gasiero. La stessa Reuters, citando a sua volta uno studio della Gas Energy Latin America ha rimarcato che se nel 2016 si lavoravano 8 mld di m3 di gas naturale, otto anni dopo si è giunti all’incirca sui 115 mln. Un vero e proprio crollo, condizionato dalla mancanza di investimenti e da strutturali fattori esogeni.

Il peso delle sanzioni

Il Venezuela, infatti, soprattutto negli ultimi due lustri, si è relazionato all’interno di una cornice molto delicata. La situazione internazionale (leggasi l’ostilità statunitense e le sanzioni) ha infatti acuito talune asimmetrie insite al livello dei rapporti nazionali di produzione. 

Le ricadute, in termini di squilibri nell’estrazione del valore, hanno fatto sì che i margini di ricchezza prodotta siano ben lungi dall’essere ottimizzati. Anche per questo, il Governo di Caracas ha lungamente studiato le modalità attraverso le quali aumentare la produzione del gas, stringendo una serie di accordi.

Tra BP e Trinidad and Tobago

Al netto delle criticità e delle inefficienze della PDVSA (la compagnia petrolifera statale venezuelana),che continua ad avere un ruolo nevralgico nelle esplorazioni, Caracas ha scelto di operare guardando ad altri giganti e a collaborazioni di carattere regionale. 

Già alla fine del 2023, il Venezuela e Trinidad and Tobago hanno sottoscritto una licenza trentennale, legittimante la Shell e la Trinidad and Tobago’s National Gas Company (NGC) a sfruttare il giacimento offshore Dragon, condiviso tra i due Paesi.

La produzione iniziale dovrebbe partire tra un anno, al ritmo di 185 mln di piedi cubi al giorno (1 piede cubo equivale a 0,0283 m3). Per quanto importante – giacché gli Stati Uniti nel Gennaio 2023 avevano garantito la loro autorizzazione – le migliorie sulla locale sicurezza energetica sono già state descritte come ‘risibili’.

Il Venezuela, allora, si è rivolto al colosso britannico BP, con cui – di nuovo insieme alla NGC – è stato sottoscritto un patto la scorsa settimana. Anche in questo caso, c’è stato l’assenso di Washington, che ha esentato il progetto dal regime sanzionatorio legato all’energia.

Nel merito, l’azienda britannica si è assicurata una licenza ventennale per valorizzare la parte venezuelana di un altro giacimento offshore, quello di Cocuina-Manakin – anch’esso condiviso tra il Venezuela e Trinidad – situato a 68 miglia dalla costa sudorientale dello Stato insulare americano.

Con una stima di oltre 1000 mld di m3, il Cocuina-Manakin potrebbe dare al Venezuela un nuovo spazio sullo scacchiere geo-energetico e geopolitico globale. Le ricadute sui mercati internazionali del gas venezuelano, alla luce dell’attuale congiuntura internazionale, avrebbero una portata di ampio respiro. 

L’Europa, in particolare – interessata all’aumento della produzione –  monitora il tutto con rinnovato interesse, auspicando una crescita delle cifre.

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