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Più gas naturale liquefatto dagli USA: soddisfazione per il Giappone

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L’Amministrazione Trump aumenterà le produzioni di gas naturale liquefatto (GNL), di cui gli USA sono i principali esportatori globali e il Giappone ha annunciato che ne aumenterà le proprie scorte. La crescita della domanda asiatica del gas, del resto, ha trovato nel Paese del Sol Levante uno dei principali volani.

Più gas in Giappone

Il Giappone, secondo importatore mondiale di gas naturale liquefatto (GNL), intensificherà gli acquisti dagli USA, in virtù dell’aumento delle produzioni. L’ha scritto la Reuters che ha riportato le intenzioni espresse dalla dirigenza di JERA, principale società acquirente di GNL sul mercato nipponico. Quest’ultima è arrivata a gestire circa 30-35 tonnellate di GNL all’anno.

Le scelte sul fossile – e in particolare sulle produzioni di gas – dell’Amministrazione Trump potrebbero in effetti trovare riscontro, non solo in Asia, ma nell’intero sistema energetico internazionale. Un fenomeno, quest’ultimo, la cui portata ha approfondito l’ultimo Rapporto trimestrale dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA).

In effetti, nel 2025, il mercato globale del gas naturale dovrebbe confrontarsi con una crescente pressione sulla domanda e da un’offerta che fatica a tenere il passo. Da qui – alla luce delle esigenze nazionali – la scelta giapponese di rinforzare i propri depositi, valorizzando le principali relazioni commerciali.

Non solo numeri

In termini comparativi, dunque, si tratterebbe di invertire la rotta. Lo scorso anno, infatti, le importazioni di GNL del Giappone avevano registrato una leggera flessione. Tanto quanto, all’interno, si è continuato ad investire sul nucleare e sulle rinnovabili, in linea con le catene del valore regionali.

Al contempo, però, pur a fronte di tale differenziazione, Tokyo sta portando avanti i propri interessi nel comparto del gas. Non soltanto in termini di fonte e di consumi, ma anche in termini di infrastrutturazione.

La stessa Reuters, infatti, ha spiegato come il Giappone stia valutando la possibilità di offrire sostegno a un gasdotto da 44 mld di dollari in Alaska. Così operando, i rapporti con l’Amministrazione Trump sarebbero ancora più saldi. In questo modo, si potrebbero anche prevenire futuri potenziali attriti commerciali.

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