La nuova analisi IEA illustra come la piena attuazione degli impegni assunti sul metano a livello internazionale possa frenare il surriscaldamento globale. Nel suo Global Methan Tracker, la prima valutazione completa delle emissioni globali di metano dal vertice sul clima COP28, l’Agenzia fa notare che la produzione e l’uso di combustibili fossili hanno comportato quasi 120 milioni di tonnellate di emissioni di metano solo nel 2023.
Il trend nazionale ed internazionale
Mentre Snam, tra i principali player italiani del gas, chiude in bellezza in 2023, con un utile netto adjusted di 1,168 miliardi di euro (in crescita dello 0,4% rispetto all’anno precedente), confermando gli obiettivi finanziari per il 2024, una nuova analisi dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) illustra come la piena attuazione degli impegni assunti a livello globale sul metano possa realmente contenere l’aumento della temperatura entro gli 1,5°C prefissati. D’altronde il metano è responsabile di quasi un terzo dell’aumento della temperatura globale a partire dalla rivoluzione industriale, e la stessa multinazionale guidata da Stefano Venier ne è più che consapevole, fiera di aver ottenuto per la terza volta consecutiva il Gold Standard delle Nazioni Unite, che ne ha premiato l’impegno in questo senso (-45% di emissioni di metano nel 2022 rispetto al 2015).
Il gas serra più potente
Il settore energetico che include petrolio, gas naturale, carbone e bioenergia, è la seconda fonte di emissioni di metano più grande derivanti dalle attività umane. Anche se il metano nell’atmosfera si dissipa più velocemente dell’anidride carbonica, è un gas serra molto più potente durante la sua breve vita. Di conseguenza, ridurre le emissioni di metano è uno dei modi migliori per limitare il riscaldamento globale e migliorare la qualità dell’aria nel breve termine.
L’ultimo Global Methan Tracker IEA
In piena contraddizione con quello che sembra essere il trend nazionale ed estero del settore gasifero, e sebbene i satelliti continuino a rilevare livelli record di emissioni nocive, l’ultimo aggiornamento IEA fa ben sperare. L’Agenzia nel suo Global Methan Tracker, la prima valutazione completa delle emissioni globali di metano dal vertice sul clima COP28, fa notare che la produzione e l’uso di combustibili fossili hanno comportato quasi 120 milioni di tonnellate di emissioni di metano nel 2023 (in aumento rispetto al 2022), ma che le politiche e le normative sostanziali annunciate negli ultimi mesi hanno il potenziale per ridurle presto.
Sono 10 i Paesi responsabili di circa 80 milioni di emissioni
Secondo il rapporto IEA, i primi 10 paesi produttori di CO2 sono stati responsabili di circa 80 milioni di tonnellate di emissioni di metano da combustibili fossili nel 2023, due terzi del totale globale. Per quel che concerne il petrolio, sul podio ci sono Gli Stati Uniti, seguiti dalla Russia, mentre la Cina batte tutti riguardo al carbone. È dunque evidente che le emissioni globali di metano siano tuttora troppo elevate per raggiungere gli obiettivi climatici internazionali. L’Agenzia sostiene che per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C, obiettivo chiave dell’Accordo di Parigi , le emissioni di metano derivanti dai combustibili fossili devono diminuire del 75% entro questo decennio. Lo slancio a cui si è assistito negli ultimi mesi sembrerebbe andare in questa direzione, facendo un’enorme e immediata differenza.
“Ora dobbiamo concentrarci sulla trasformazione degli impegni in azioni, continuando a puntare più in alto. L’IEA è pronta ad aiutare il settore energetico a raggiungere i suoi obiettivi adottando queste misure, e continueremo a monitorare i progressi. Una riduzione del 75% delle emissioni di metano derivanti dai combustibili fossili entro il 2030 è fondamentale per impedire che il riscaldamento del pianeta raggiunga livelli pericolosi ”, ha dichiarato Fatih Birol, direttore esecutivo dell’IEA.
Le previsioni
Quasi 200 governi hanno concordato a Dubai di ridurre “sostanzialmente” le emissioni di metano entro il 2030, mentre importanti iniziative normative sono state annunciate da Canada, Unione Europea e Stati Uniti durante la COP28. Il Lancio della Carta per la decarbonizzazione del petrolio e del gas è un esempio di come sempre più aziende si stiano impegnando ad agire, e sempre più Paesi stiano aderendo al Global Manthrop Pledge, tra cui, più recentemente, l’Azerbaigian, che ospiterà la COP29.
Basterebbe che tutti gli impegni sul metano assunti fino ad oggi fossero attuati, per ridurre le emissioni di metano da combustibili fossili del 50% entro il 2030. Tralatro, ridurre le emissioni di metano da combustibili fossili del 75% entro il 2030 richiederebbe una spesa di circa 170 miliardi di dollari, meno del 5% del reddito generato dall’industria dei combustibili fossili nel 2023.