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In Europa l’import di Gas naturale cala del 17%. I dati Eurostat

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Com’è cambiato l’import europeo di combustibili fossili dall’inizio della Guerra? Gli sviluppi più recenti si possono evincere dall’ analisi Eurostat sulle importazioni e le esportazioni energetiche nel periodo 2019-2023. I dati riportati riflettono un panorama di fornitori più variegato e volumi leggermente in calo. 

L’impatto della guerra su import ed export di energia

Come è ormai noto, il conflitto Russo-Ucraino ha avuto un impatto notevole sugli scambi di prodotti energetici tra l’Unione Europea e il resto del mondo. Ma come è cambiata la situazione al 2023? Gli sviluppi più recenti si possono evincere dall’ analisi Eurostat sulle importazioni e le esportazioni energetiche nel periodo 2019-2023, che evidenzia le reazioni e la strategia dell’Europa dal 2021 in poi, ossia quando la Russia ha smesso di essere il principale fornitore di petrolio e gas naturale dell’UE. 

I dati riflettono come pacchetti di sanzioni, che hanno colpito direttamente e indirettamente il commercio di combustibili fossili, abbiano generato una grande diversificazione dei fornitori energetici,  condizione emersa progressivamente nel 2022 e del 2023.

Petrolio

Lo studio Eurostat, concentrandosi su oli di petrolio (oli di petrolio da condensati di gas naturale e oli di petrolio ottenuti da minerali bituminosi, grezzi),  gas naturale (liquefatto e allo stato gassoso) e combustibili solidi (carbone, lignite, torba e coke), riflette innanzitutto la debacle della Russia nello smercio di questi prodotti energetici. Se si considera, ad esempio, la quota di oli di petrolio coperta da quest’ultima, è passata dal 26% del 2022 al 3,2% nel 2023. In compenso è aumentato l’export di Norvegia (+3,8 pp), Arabia Saudita (+3,4 pp) e Stati Uniti (+2,7 pp). Nel complesso, le importazioni dai Paesi extra-Ue hanno subìto un incremento del +24%. Le importazioni di oli di petrolio dalla Russia sono, dunque, crollate nei primi mesi del 2023, raggiungendo il valore di 0,7 miliardi al mese, ben poco rispetto ai 6,1 miliardi registrati nello stesso periodo dello scorso anno. 

Carbone

Per quanto riguarda il carbone, il quinto pacchetto di sanzioni dell’UE ha imposto il divieto di acquistare, importare o trasferire nell’UE carbone e altri combustibili fossili solidi, se originari della Russia o esportati dalla Russia. Di conseguenza, la quota della Russia nelle importazioni di carbone dell’UE è scesa dal 42,1 % a zero, tra il 2022 e il 2023. Questo non ha significato, tuttavia, l’interruzione del commercio del combustibile solido, che ha visto Sudafrica (+12,5 pp), Colombia (+7,8 pp) e Stati Uniti (+6,9 pp) protagonisti assoluti del mercato.

Gas Naturale

I dati parlano chiaro. C’è stato un aumento impressionante del valore delle importazioni mensili di gas naturale nel 2022 rispetto al 2021, dovuto principalmente all’aumento dei prezzi. Lo stesso trend si registra anche nel 2023, con un calo dei valori medi del 17%, ovvero 16 milioni di tonnellate in meno. Questi sviluppi, combinati con le sanzioni, hanno ridotto le importazioni mensili della Russia da 6,8 a 2,8 miliardi di euro, ma hanno intaccato relativamente il volume di gas naturale importato. Il vero cambiamento ha riguardato i fornitori, sebbene la riduzione delle importazioni si attribuisca anche ai piani di contenimento del consumo di gas dell’UE, secondo i quali gli Stati membri si sono impegnati a ridurre i loro consumi di gas di almeno il 15%, nel periodo dal 1° agosto 2022 al 31 marzo 2023. 

Eurostat, import gas naturale

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