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Il futuro energetico dell’Egitto e l’asse con l’Eni

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La visita in Egitto dell’Amministratore Delegato di Eni, Claudio Descalzi, ha rimarcato la posizione centrale del Paese sul Mediterraneo orientale, tra Asia, Africa e Europa.

Centralità dell’Egitto

L’Egitto si candida ad hub energetico, al centro del Mediterraneo orientale, un quadrante dove l’Eni non potrà che giocare un ruolo da protagonista. Contestualmente, gli investimenti del Cairo seguiranno direzioni plurime, concentrandosi sia sul settore del fossile (gas naturale e petrolio) che delle rinnovabili.

L’ha ribadito Claudio Descalzi, Amministratore delegato dell’Ente che a Il Cairo ha incontrato il Presidente della Repubblica Araba d’Egitto, Abdel Fattah al-Sisi. Con loro, per fare il punto della situazione, erano presenti il Ministro del Petrolio egiziano Karim Badawi e il responsabile tecnico della multinazionalità italiana, Guido Brusco.

La visita è servita anche celebrare il settantesimo anniversario della presenza dell’Eni in Egitto, visto che nel 1954, è stato il primo Paese al di fuori dell’Italia con cui l’azienda ha iniziato a collaborare. In loco, la società con sede centrale a Roma opera attraverso la controllata IEOC. Attualmente, è il principale attore, con una produzione di circa 318.000 Boe (Barrel of Oil Equivalent) al giorno – in quota Eni – nel 2023.

Tra gas e rinnovabili

In termini energetici, Il Cairo si è focalizzato sia sulle produzioni che sulla vendita. A rendere particolarmente competitiva questa ‘piattaforma’ è stata anche l’interconnessione dei suoi sistemi logistici e di trasporto, il cui fulcro è il Canale di Suez. L’oleodotto Sumed (noto anche come Suez-Mediterranean) e il progetto EastMed costituiscono due delle principali infrastrutture in tal senso.

Senz’altro fondamentale, sarà l’apporto del giacimento Zohr, la più grande scoperta di gas naturale nel Mediterraneo. L’Eni, per altro (partecipante all’impianto di liquefazione del gas naturale di Damietta) ha già annunciato nuove perforazioni per l’anno prossimo.

La stessa Eni, inoltre, sta vagliando i margini nel settore dell’idrogeno, altro settore di cui l’Egitto vorrebbe divenire un vettore. Sia di quello ‘verde’ che quello ‘blu’. Quest’ultimo, tramite lo stoccaggio dell’anidride carbonica (CO2) in giacimenti esausti di gas naturale. L’obiettivo del 40% di rinnovabili sul mix energetico entro il 2040, poi, transiterà dalla massiccia pianificazione in materia di fotovoltaico.

Controversie socio-ambientali

Tuttavia, i rapporti tra l’Eni (dunque l’Italia) e l’Egitto sono stati non di rado oggetto di critiche da parte delle associazioni ambientaliste e per i diritti umani. Le sinergiche potenzialità geo-economiche hanno portato ad avallare le politiche del Governo del Cairo e delle Forze Armate, pilastro della Repubblica egiziana sin dal 1953, l’anno della sua fondazione.

Dal punto di vista prettamente ‘ambientale’, la movimentazione del gas, insieme alle conseguenze dell’installazione delle tubature sui fondali, impatteranno sugli ecosistemi del Mediterraneo. Senza considerare le possibili fuoriuscite di sostanze inquinanti (emissioni fuggitive).

La stessa cattura della CO2 e la produzione di idrogeno (blu) da fonti fossili presuppongono un rallentamento della transizione energetica, con ulteriori vincoli rispetto ad combustibile inquinante. Le sfide non mancheranno, in ossequio alle decennali relazioni commerciali tra i due Paesi. Parimenti, continueranno ad esserci tanti elementi di riflessione, ben oltre le evidenze.

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