Dal gasdotto TAG (Trans Austria Gas Pipeline) al Tarvisio non arriva più gas russo all’Italia. Da sabato scorso Gazprom non ci rifornisce più via Austria. La conferma l’ha data l’Eni: sostanzialmente, non saranno più confermati i volumi richiesti dal nostro Paese.
Sul sito della multinazionale si legge: “Aggiornamento del 2 ottobre: Non è ancora chiaro quando e se le forniture di gas dal Tarvisio verranno ripristinate. Eni ha fatto sapere che non riceverà le quantità di gas richiesto dal fornitore russo Gazprom anche per lunedì 3 ottobre e che ci si aspetta che la situazione non cambi anche martedì 4. Sul suo sito web Eni si riserva di comunicare eventuali riprese della fornitura”.
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Come riportato da RaiNews, “il trasporto di gas russo attraverso l’Austria è stato sospeso a causa del rifiuto dell’operatore austriaco di confermare le autorizzazioni al trasporto“. Una decisione legata a “modifiche normative“. Si tratta di nuove regole entrate in vigore il 1° ottobre, ma note a tutti gli operatori, e secondo il Governo di Vienna è la Gazprom che ancora non ha firmato tutti i contratti necessari per far arrivare il gas anche in Italia.
Studio IEA: se si azzerano le forniture russe l’Ue rischia grosso il prossimo inverno
Una situazione fortemente dinamica, ma certo critica sotto ogni aspetto, principalmente la sicurezza degli approvvigionamenti di gas per l’inverno incombente. E proprio per la stagione fredda si teme il peggio.
Secondo uno studio pubblicato dall’Agenzia internazionale dell’energia (Iea), in caso di azzeramento delle forniture di gas russo e di un inverno particolarmente rigido, i Paesi dell’Unione europea, quindi anche l’Italia, rischiano di non aver abbastanza disponibilità di questo carburante per soddisfare la domanda delle imprese e delle famiglie.
“In Italia in questo momento stiamo esportando. Oggi ci sono oltre 40 milioni di metri cubi di gas per gli stoccaggi e tra i 18 e i 20 milioni esportati”, ha dichiarato il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani. Ma questo è vero “adesso”, che il meteo è ancora mite, i riscaldamenti non ancora accesi e gli stoccaggi sono superiori al 90%.
Ma cosa accadrebbe se lo scenario volgesse al peggio?
Secondo l’Iea, la domanda mondiale di gas naturale sta calando, sia per motivi di scarsità di approvvigionamento, sia perché il mercato è fortemente instabile e i prezzi sono soggetti ad ampie oscillazioni verso l’alto.
“L’invasione russa dell’Ucraina e la forte riduzione delle forniture di gas naturale all’Europa stanno causando danni significativi a consumatori, imprese e interi sistemi economici, non solo nel vecchio continente, ma anche nelle economie emergenti e in via di sviluppo“, ha affermato Keisuke Sadamori, Direttore dei mercati energetici dell’AIE e Sicurezza, aggiungendo: “Le prospettive per i mercati del gas rimangono offuscate, anche a causa del comportamento sconsiderato e imprevedibile della Russia, che ha incrinato seriamente la sua reputazione di fornitore affidabile. Ma tutti i segnali indicano che i mercati restano molto instabili e piuttosto stretti anche durante tutto il 2023“.
Lo scenario peggiore sarebbe legato all’azzeramento completo di forniture di gas dalla Russia. Secondo la ricerca, se dal 1° novembre 2022 dovessero ridursi a zero le forniture di gas naturale verso l’Europa e si concretizzasse anche una riduzione degli approvvigionamenti di gas liquefatto (Gnl), si legge nel commento al Rapporto, al massimo entro febbraio 2023 il livello di stoccaggio medio scenderebbe sotto il 20%, con grave ripercussione sulla capacità di soddisfare la domanda di imprese e famiglie.
Per evitare il peggio serve una riduzione dei consumi, che se tenuta attorno al 9-10% consentirebbe di stabilizzare gli stoccaggi al 25% circa, una riduzione del 13%, invece, ci consentirebbe di tenere gli stoccaggi ad un livello del 33% circa.
L’Italia attende le mosse del nuovo Governo
Sembra un po’ limitante e al quanto irricevibili l’ipotesi di dover sperare in un meteo clemente per i prossimi mesi. Siamo nel XXI secolo, abbiamo tutte le tecnologie necessarie e l’esperienza per superare questa crisi. Senza contare che siamo il Paese del sole e ancora oggi si trovano molte difficoltà nell’accedere al fotovoltaico e più in generale alle fonti energetiche rinnovabili.
L’anno scorso abbiamo avuto un inverno tutto sommato mite in Italia, ma cosa accadrà per la fine del 2022 e l’inizio del 2023? Le previsioni stagionali in tal senso non sono confortanti, perché si prospetta un inizio inverno nella media stagionale, che significa temperature basse (come è normale attendersi tra dicembre e febbraio).
È bene ricordare, come spiegato in un articolo su La Repubblica, che anche nella nota di aggiornamento del documento di Economia e finanza (Nadef) è scritto che nel caso di azzeramento di forniture russe da ottobre (che sta già accadendo), si ipotizza una riduzione dei consumi di gas per 4 miliardi da ottobre 2022 al 2023, oltre che più importazioni. In questo scenario, il Pil scenderebbe al 3,1 nel 2022 (da 3,3 scenario tendenziale) e allo 0,1 nel 2023 (0,6 tendenziale).
Davvero non ci resta altro che sperare nella buona sorte climatica? Nelle ultime ore Giorgia Meloni, Presidente FdI e probabile prossima Presidente del Consiglio dei ministri, ha twittato: “La priorità è fermare la speculazione sul gas. Continuare all’infinito a compensare il costo delle bollette regalando soldi a chi si sta arricchendo sulle spalle di cittadini e imprese, sarebbe un errore”. I problemi sul tavolo sono numerosi, si spera in una rapida formazione del Governo e in una più forte azione dell’esecutivo per superare questa fase estremamente delicata e critica a livello europeo ed internazionale, che sia lungimirante e in grado di offrire soluzioni strutturali all’emergenza energetica.