Lo studio del JRC sul potenziale del fotovoltaico nell’Unione europea sottolinea quanto ci siano ancora risorse non sfruttate al 100%, che potrebbero garantire con il tempo una capacità solare installata di oltre 1 TW, fondamentale per tutto il Blocco.
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Oltre 1 TW di nuova potenza rinnovabile
Secondo l’analisi compiuta dal Joint Research Center (JRC) della Commissione europea, nell’Ue potremmo installare oltre 1 TW di nuova potenza rinnovabile, per ciò che concerne l’energia solare solo su tetti, sui bacini idroelettrici e sulle barriere stradali (le cosiddette tecnologie R3).
Parliamo di impianti che si portano dietro dei costi ben superiori rispetto a quelli del FV convenzionale a terra, ma che potrebbero rivelarsi fondamentali nel raggiungimento del target 2030 fissato a circa 720 GW entro la fine del decennio, considerando la posizione prioritaria del vettore energetico nelle politiche comunitarie.
Secondo quest’ultime infatti, il settore dovrebbe contribuire alla decarbonizzazione con almeno 385 GW entro il 2025, superando una concorrenza continua nell’uso del territorio, e tutti quegli iter autorizzativi che bloccano spesso la crescita e lo sviluppo delle innovazioni.
Le risorse ancora da sfruttare
Il Joint Research Center (JRC) sottolinea dunque quelle che sono le risorse ancora da sfruttare, anche sulla base delle future ambizioni da soddisfare. Si evidenzia per esempio la necessità di un uso multiplo dello spazio per far crescere il fotovoltaico, proponendo possibili soluzioni da applicare.
Nel caso delle installazioni sui tetti, lo studio parla di un potenziale stimato per 560 GW e 680 TWh di elettricità ogni anno, per una copertura totale di 7.150 km2 e prendendo in considerazione solo quelle zone che garantiscono ai pannelli il giusto orientamento e la giusta inclinazione.
Nel caso di FV su strade e ferrovie, prendendo in considerazione siti verticali, bifacciali e mono-facciali, si pensa che da soli potrebbero fornire all’Europa ben 403 GW, dunque una una produzione di 391 TWh all’anno.
Nell’ultimo caso infine, quando si parla di solare e idroelettrico, analizzando nello studio 337 bacini, escludendo quelli localizzati nelle aree protette, si è arrivati a una potenzialità calcolata di 157 GWp, ottenendo 137 TWh annuali.
Interesse crescente per l’agrivoltaico
Altra proposta presentata dal centro di ricerca riguarda il montaggio di pensiline nei parcheggi, come altra possibile soluzione per garantire nuove opportunità di sviluppo al settore, già rafforzato da un interesse crescente per l’agrivoltaico. Si crede infatti che, anche solo con l’1% della superficie agricola utilizzata dell’Ue, si potrebbero produrre circa 944 GW di elettricità pulita sfruttandone al massimo le potenzialità.
Le differenze tra i Paesi
L’analisi di JRC mostra poi le capacità Stati membri con dei risultati che variano però da una Nazione all’altra. Quali sono dunque nello specifico le differenza tra i Paesi?
Degli 11 esaminati, emerge quanto Bulgaria, Croazia, Grecia, Finlandia, Ungheria, Slovacchia e Svezia, abbiano tutto potenziale tecnico per fornire tra il 50% e il 100% del loro consumo di elettricità attraverso le tecnologie R3.
In Francia e in Germania, nello specifico, la percentuale si aggira intorno al 30%, mentre in Italia il FV su tetti, bacini idrici e infrastrutture stradali potrebbe potenzialmente sostituire fino al 47% della sua attuale produzione, riducendo così ancor di più le emissioni fino al 29%.
Mentre nei Paesi nordici si è dunque più forti nel fotovoltaico galleggiante, per le notevoli estensioni degli stessi bacini idrici, in Francia, Germania, Italia, Spagna e Svezia si è più invece più produttivi grazie soprattutto all’energia solare sui tetti.
Fare FV non occupando suolo
Tutte le stime esposte dal JRC sono comunque frutto di analisi compiute tenendo conto di numerosi fattori quali geografia, aree protette, vincoli ambientali e limitazioni nell’uso del territorio. Cosa emerge alla fine? Quanto spazio ci sia per fare FV non occupando suolo.
Questo servirà per continuare a perseguire la strada della neutralità climatica, affrontando la sfida di un aumento della domanda di energia green che aumenterà di conseguenza la concorrenza per i terreni e i relativi costi di acquisizione o accesso. Inoltre, è indispensabile garantire anche che l’impatto sull’ambiente e sulla biodiversità sia il più possibile minimizzato e mitigato, in linea con le politiche dell’Ue in tali materie.
Questa ricerca offre infine spunti di riflessione interessanti, indirizzati ai responsabili politici, ai pianificatori energetici e alle parti interessate, in modo da favorire l’adozione e l’integrazione anche di nuovi sistemi energetici green.