Riccardo Toto, Direttore Generale di Renexia, si è soffermato sull’importanza e la competitività dell’eolico offshore, sia per l’Italia che per l’Europa.
Prospettive rinnovabili
Nel variegato panorama energetico dell’Europa, anche in Italia l’eolico offshore è sempre più al centro di importanti investimenti. Dal consorzio Divento, ai memorandum con la Norvegia per gli impianti di Palermo, si moltiplicano le inziative in tal senso.
In effetti, il ‘Sistema Paese’ Italia si è posto nell’ottica di rafforzare la cooperazione e il cordinamento, per valorizzare al meglio la tecnologia e il suo impiego, forte della ‘variabile geografica’. Il Mar Mediterraneo è infatti candidato a divenire un nuovo hub delle rinnovabili, in relazione ad una sempre più affermata direzione intrapresa dai mercati.
Per l’economia nazionale, l’implementazione del settore garantirebbe buone prospettive, nel sostegno alla transizione energetica ma anche per la creazione di posti di lavoro.
L’analisi di Riccardo Toto
Sugli sviluppi e sulla competitività dell’eolico offshore si è soffermato Riccardo Toto, Direttore Generale di Renexia. Toto è intervenuto in occasione Forum QualEnergia – organizzato a Roma – facendo il punto sulle novità del settore.
All’interno della sua analisi, secondo quanto ha riportato l’Agenzia di stampa sull’energia e le infrastrutture (AGEEI), il Direttore ha ribadito i margini che ancora ci sono. In questi termini: “Sono particolarmente ottimista, visto quello che abbiamo fatto negli USA, dove siamo con US Wind dal 2016. Abbiamo infatti ricevuto l’ultimo permesso necessario per realizzare degli offshore da 1,7 GW”.
E ancora: “Riteniamo che l’eolico offshore sia una grande possibilità per l’Italia e per l’Europa. Più che questionare sui suoi costi, bisognerebbe interrogarsi su quanto è costata la crisi energetica. In secondo luogo, ci dovremmo domandare quanto avremmo risparmiato a fronte della nostra indipendenza energetica”.
A proposito del mix energetico, comunque Toto ha voluto puntualizzare: “Non si può dire che l’indipendenza energetica sia raggiungibile solo con l’eolico offshore. Serve una pluralità di fonti, anche se di per sé la sola forza del vento ci avrebbe dato una mano. Sul PIL nazionale, un parco da 2,9 GW impiegherebbe circa mille persone, 2500 durante la sua realizzazione”.