La joint venture italiana per le energie rinnovabili Plenitude (Eni) e Cdp Equity, anche con la collaborazione di aziende straniere come la Copenhagen Infrastructure Partners, ha dato il via alla costruzione di tre parchi eolici offshore galleggianti nel Lazio e in Sardegna.
I tre parchi eolici
I tre parchi eolici offshore saranno realizzati su delle strutture galleggianti adoperando soluzioni tecniche innovative, al fine di minimizzare l’impatto ambientale e visivo.
L’intesa, in particolare, prevede lo sviluppo di un parco nel Lazio, al largo di Civitavecchia, per una capacità complessiva fino a 540 MW, e di altri due impianti situati al largo di Olbia (Sardegna), con una potenza di circa 500 e 1.000 MW.
I tre progetti, in totale, dovrebbero generare circa 5 TWh all’anno, e saranno operativi tra il 2028 e il 2031, una volta che sarà stato completato l’iter autorizzativo e la successiva fase di costruzione.
Gli impianti saranno collocati a circa 30 km dalla costa, potranno disporre di una capacità totale di quasi 2 GW e saranno sviluppati da un team di lavoro nato non solo dalla cooperazione tra Plenitude (Eni) e la società per azioni CDP Equity, ma anche dal supporto di altre aziende come l’impresa di costruzioni danese ‘Copenhagen Offshore Partners’ e la società italiana 7 Seas Wind Power, con provata esperienza nel settore.
GreenIT
Eni Plenitude e Cassa Depositi e Prestiti hanno dato vita a GreenIT, una joint venture nata dall’obiettivo di aumentare in Italia la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, sfruttando dunque tecnologie pulite quali eolico e solare.
Sono stati così messi a disposizione 800 milioni di euro per lo sviluppo e la costruzione di impianti green, anche attraverso la valorizzazione del patrimonio immobiliare del Gruppo CDP e della Pubblica Amministrazione.
Questa partnership rappresenta un’importante risposta alla crescente necessità di un futuro più sostenibile e, grazie ai numerosi interventi previsti, contribuirà al raggiungimento di quei 17 obiettivi alla sostenibilità previsti dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
L’eolico offshore in Italia ha ancora tanta strada da fare
In Italia, lo sviluppo dell’eolico offshore sta qualche passo indietro rispetto ad altri Stati, come dimostrano gli ultimi dati dell’associazione WindEurope che sottolineano come, nel 2022, siano entrati in servizio solo 30 MW di potenza, contro i 1179 della Gran Bretagna, i 480 della Francia o i 342 della Germania. Il paese dunque ha ancora strada da fare.
Questi impianti galleggianti potrebbero portare dei risultati importanti per la decarbonizzazione, grazie al loro limitato impatto ambientale. Così come quelli onshore, anche i sistemi eolici offshore sfruttano l’energia cinetica del vento per far muovere le pale, con la differenza che i parchi sull’acqua possono garantire una produzione maggiore di elettricità, perché il vento soffia in alto mare con una maggiore intensità, e anche grazie all’assenza di barriere architettoniche.
Chissà se il 2023, anche grazie a questa nuova joint venture e alla costruzione di questi tre nuovi parchi eolici nel Paese, porterà davvero dei risultati e un concreto sviluppo nel settore.