Il governo osserva un’ottima prospettiva (e prevede cospicui investimenti) negli impianti di produzione di energia elettrica che usano turbine eoliche in mare aperto. Lo confermano i nuovi report del Global Wind Energy Council.
Ventata di novità per le professioni del futuro
L’eolico offshore potrà contribuire, in modo estremamente proficuo, all’economia delle città costiere della Corea del Sud, con 87 miliardi di won di investimenti e la creazione di 770.000 nuovi posti di lavoro. Il rapporto del Global Wind Energy Council (GWEC) “How Offshore Wind Development Can Support Coastal Regeneration” dunque, non lascia margine di fraintendimento.
E va a rinsaldare i risultati del nuovo Offshore Wind Energy Patent Insights Report, rilasciato dall’Agenzia Internazionale delle Energie Rinnovabili (IRENA) e dall’Ufficio europeo dei brevetti (EPO), che in materia evidenzia un momento storico di particolare inventiva, guidato da attori asiatici (ma anche europei). C’è di più. Perché la già citata associazione di categoria Global Wind Energy Council ha diffuso un secondo rapporto, “Exploring Coexistence Opportunities for Offshore Wind and Fisheries in South Korea”, focalizzato sulla coesistenza tra la pesca e i parchi eolici offshore.
Energie rinnovabili per la transizione energetica
Entrambi i progetti citati rappresentano l’ennesimo invito, nei confronti del governo sudcoreano, ad agire. Iniziative che l’esecutivo intende portare a termine (con il supporto del comparto privato) per raggiungere l’obiettivo delle emissioni zero di anidride carbonica entro il 2050. È opportuno rammentare, infatti, che lo sviluppo industriale ha reso la Corea del Sud tra i primi dieci consumatori di energia del pianeta (e due terzi di questa energia proviene da combustibili fossili, dunque da fonti inquinanti).
L’imperativo, dunque, è quello di ripartire dal 20% di elettricità pulita che il Paese asiatico – impegnato su più fronti, tra cui lo studio di un team di ricercatori di fisica della Kyung Hee University, in collaborazione con gli ingegneri della Hyundai Motor Group, che ha messo a punto un rivestimento antiriflesso omnidirezionale per i pannelli solari verticali – ha promesso di ottenere entro il 2030.
Accelerare il più possibile sulla costruzione di grandi impianti eolici (ma anche fotovoltaici) è la strada che la Corea del Sud sta percorrendo già da alcuni anni, in particolare dall’annuncio – nel marzo 2021 – di realizzare un impianto eolico senza precedenti, della potenza complessiva di 6 GW, al largo della città di Ulsan, in un’area contraddistinta da fondali di 100-200 metri, forti venti e rilevante disponibilità di infrastrutture a terra (linee di trasmissione e distribuzione) per collegare il parco offshore. Con parte dell’energia elettrica che potrebbe essere utilizzata per produrre idrogeno verde.
Eolico offshore, in Italia si punta a 27.000 nuovi posti
Nel nostro Paese, la creazione di una filiera sull’offshore galleggiante potrebbe generare un valore aggiunto cumulato tra il 2030 e il 2050 pari a 57 miliardi di euro, producendo 20 GW e portando ad avere circa 27.000 nuovi occupati impegnati nella fabbricazione, assemblaggio, progettazione e manutenzione.
È quanto emerso dal Forum finale della Community Floating Offshore Wind, iniziativa di The European House-Ambrosetti in collaborazione con i Partner Renantis, BlueFloat Energy, Fincantieri e Acciaierie d’Italia. Bisogna infatti considerare che – secondo quanto dichiarato sancora dal Global Wind Energy Council – il nostro Paese è il terzo mercato mondiale per ciò che concerne tale vettore energetico.
Senza dimenticare che, secondo le statistiche preliminari pubblicate dalla World Wind Energy Association – di cui ANEV è l’Associazione per l’eolico italiano –, nel 2023 il mondo ha aggiunto 116 GW di nuova capacità in un anno, raggiungendo così la capacità totale di 1.047 GW (pari ad una crescita del 12,5%, assai superiore al 10,2% del 2022). Allo stato attuale, l’energia eolica genera il 10% dell’elettricità globale con un costante trend di crescita.