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L’eolico avrebbe potuto evitare il disastro nucleare di Fukushima. Lo studio dall’Inghilterra

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È quanto emerge dallo studio di un team di ricerca dell’Università di Surrey, in Inghilterra. L’energia del vento avrebbe potuto scongiurare la fuoriuscita del materiale radioattivo dalla centrale, colpita dal terremoto di Tōhoku e dal conseguente tsunami nel 2011 che hanno leso la rete elettrica ad alta tensione e i generatori di emergenza.

Il terremoto e lo tsunami che sconvolsero il Giappone

L’eolico avrebbe potuto evitare l’incidente della centrale nucleare dell’11 marzo 2011 sulla costa est del Giappone. È quanto emerge dallo studio di un team di ricercatori dell’Università di Surrey, nel sudest dell’Inghilterra, pubblicato sul National Institute Economic Review. La ricerca rivela dunque che l’energia del vento avrebbe potuto scongiurare la fuoriuscita del materiale radioattivo dalla centrale. Numeri alla mano, il terremoto di magnitudo 9.0 al largo della costa della regione di Tōhoku, originò un potente tsunami con onde superiori ai 10 metri. Il maremoto travolse la centrale nucleare di Fukushima, provocando un meltdown di livello 7 (al pari del disastro di Chernobyl) e causando 15.894 vittime, la maggior parte delle quali per via delle onde anomale.

C’è di più. La ricerca evidenzia che il costo di generazione degli impianti eolici sta scendendo sempre più e produrre energia eolica ha costi inferiori rispetto al nucleare. Un approccio, questo, che rimanda allo studio, pubblicato nel febbraio 2023, dell’Institute for Energy Economics and Financial Analysis (IEEFA) utile a dimostrare, anche in rimando ai modelli più recenti come gli EPR (European Pressurized Reactor oppure Evolutionary Power Reactor), che le centrali nucleari sono infrastrutture energetiche onerose.

Eolico per alimentare i sistemi di raffreddamento dei reattori

L’energia prodotta dal vento (settore a cui, negli Stati Uniti, Donald Trump ha dichiarato guerra in modo esplicito) sarebbe stata in grado di alimentare i sistemi di raffreddamento dei reattori nucleari della centrale nipponica, scongiurando il disastro nucleare. In particolare, gli impianti eolici avrebbero potuto costituire una fonte di backup, dopo che il terremoto al largo della costa di Tohoku e lo tsunami di tredici anni fa avevano compromesso sia la rete elettrica ad alta tensione sia i generatori di emergenza. Ragione per cui, gli impianti eolici avrebbero impedito il “tamponamento a catena” che ne seguì e determinò tanto il blackout elettrico quanto il blocco dei sistemi di raffreddamento dei primi tre reattori nucleari.

Così, l’opportunità di raffreddare in modo adeguato i reattori avrebbe garantito il contenimento del materiale radioattivo. E ancora, i parchi eolici (nel giugno scorso, attraverso una nuova tecnologia chiamata Swarm, WindESCo è riuscita ad aumentare la produzione di energia eolica costruendo i primi parchi eolici che controllano la direzione delle scie delle turbine), non avrebbero subìto particolari danni per via dei terremoti, in quanto – secondo la ricerca dell’Università di Surrey – non sono così esposti a fenomeni sismici.

Il Sol Levante vuole ripartire con il nucleare

Restando sullo studio inglese, il professor Suby Bhattacharya non ha dubbi: “Ciò che rende il vento particolarmente attraente è che il carburante è gratuito, e il costo della costruzione di turbine è in calo. Ce n’è abbastanza che soffia nel mondo per alimentare il pianeta 18 volte. Il nostro report mostra che l’industria sta appianando una serie di sfide tangibili e rendendo sostenibile anche questa energia verde”. Ciò detto, fa riflettere l’iniziativa del Giappone che, dopo aver sigillato le proprie centrali nucleari nel 2011 – proprio a seguito dell’incidente di Fukushima – ha rimesso in discussione la sua decisione, in particolare per le conseguenze innescate dal conflitto in Ucraina.

Poco più di un anno fa, il Parlamento ha approvato una legge che prolunga la vita degli impianti a più di 60 anni e ne prevede un aggiornamento. Si tratta di provvedimenti del governo che giungono dopo un’ispezione alla centrale di Fukushima Dai-Ichi, condotta da un team di ricercatori provenienti dalla Corea del Sud. Di fatto, il Giappone vuole ripartire con il nucleare.

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