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Superconduttori, come resistere alle temperature estreme? Lo studio di Stanford

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Un team della SLAC National Accelerator Laboratory di Stanford sta studiando come poter raggiungere la superconduttività anche a temperature più elevate, analizzando per bene l’accoppiamento degli elettroni in determinate situazioni ritenute più complesse.

Un isolante antiferromagnetico

Un gruppo di ricercatori della SLAC National Accelerator Laboratory della Stanford University, sta lavorando su come raggiungere determinati livelli di superconduttività anche a temperature più elevate.

Per farlo, dopo vari esperimenti eseguiti, è stato utilizzato un tipo di materiale noto per la sua proprietà nell’isolare dagli effetti elettromagnetici, e chiamato proprio ‘isolante antiferromagnetico’.

La principale caratteristica di quest’ultimo è la forte attrazione magnetica negli elettroni, all’interno di un prodotto che alla fine risulta essere stratificato. Ogni superconduttore infatti, per poter funzionare deve permettere a queste particelle di accoppiarsi in modo sincronizzato.

Una nuova tecnica di fluttuazione

Nei prototipi convenzionali, con condizioni termiche vicine allo zero, le vibrazioni del reticolo fanno sì che queste si uniscano tra loro come in una sorta di danza. In quelli non convenzionali invece, non avviene lo stesso, proprio a seguito dell’eccessivo caldo.

Ed è qui che il team di ricerca di Stanford ha deciso di intervenire, sperimentando una nuova tecnica di fluttuazione degli spin degli elettroni e concentrandosi su una famiglia di cuprati mai studiata prima d’ora.

Per ‘cuprati’ si intende una classe di composti inorganici a base di rame, e costituiti da ossidi misti di composizione varia, contenenti anche terre rare.

Tanta strada da fare

Proprio per le loro proprietà superconduttrici, tali materiali hanno assunto negli anni grande importanza, con gli esperti del laboratorio statunitense che adesso stanno utilizzando una luce ultravioletta per provocare l’emissione di elettroni dal materiale.

In questo modo, si crea un gap energetico al fine di assicurare la desiderata resistenza alle temperature ambientali più estreme. C’è ancora tanta strada da fare però, per capire come sfruttare al meglio tale scoperta e avere così nuovi superconduttori da poter utilizzare.

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