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Sistemi di accumulo, negli USA sale il rischio incendi. Le soluzioni

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Cresce il numero degli incendi generati dai sistemi di stoccaggio dell’energia da FER (BESS, Battery Energy Storage Systems). Il fenomeno è sempre più frequente negli USA, dove, di conseguenza, sta aumentando a vista d’occhio la presenza di aziende specializzate nella prevenzione dei rischi legati all’infiammabiità di queste enormi “batterie”.

Il fenomeno degli incendi 

Un altro incendio, l’ennesimo scaturito da un sistema di accumulo dell’energia (Battery Energy Storage Systems, BESS), è stato segnalato nell’area di San Diego, in California. Si tratta di un fenomeno in crescita negli USA, dove lo stoccaggio dell’energia in eccesso proveniente da fonti rinnovabili è una realtà già consolidata. Mentre l’Italia sembra andare a rilento in questo campo, con una discreta crescita registrata solo negli ultimi mesi, negli Stati Uniti lo sviluppo dei BESS è stato direttamente proporzionale all’incremento delle FER, (spinto dall’ Inflaction Reduction Act). 

Misure preventive necessarie

La facile infiammabilità dei sistemi di accumulo non è una novità per gli americani, che per sopperire all’intermittenza propria delle fonti di energia alternative, hanno riposto grande fiducia nella possibilità di stoccare l’energia in eccesso in “enormi batterie” disposte in tutto il Continente. La causa principale dei frequenti incendi sembra essere determinata dall’instabilità termica di questi sistemi, apparentemente sicuri e all’avanguardia, ma che evidentemente vanno ancora perfezionati. Le fughe termiche si verificano, in particolare, quando la temperatura interna di una batteria agli ioni di litio aumenta rapidamente, provocando il rilascio di gas e, quindi, un aumento della pressione. Se non controllato, questo processo può provocare esplosioni o incendi.

Il caso di San Diego

Riguardo al caso di San Diego, secondo quanto riferito dai vigili del fuoco, l’incendio potrebbe essere scoppiato in un sottosistema, dunque non originato dalle batterie stesse. Tuttavia, che si tratti di anomalie termiche, ambientali, meccaniche o legate all’alimentazione, queste difformità devono essere rilevate prima che si trasformino in guasti potenzialmente catastrofici.

Le aziende specializzate

Negli States sono già diverse le aziende che attualmente si occupano delle misure preventive necessarie ad evitare tali incidenti. Gli standard NFPA, ossia lo standard di riferimento per le installazioni elettriche in locali ed edifici negli Stati Uniti, impongono, infatti, di rilevare l’instabilità termica nelle configurazioni BESS. Inoltre, i recenti incendi hanno spesso avuto origine in sottosistemi, evidenziando la necessità di individuare e affrontare i problemi proprio nella fase iniziale. In quest’ottica agisce l’ InFrasensing, multinazionale presente in Nord America, Europa e Asia, che ha sviluppato un’apposita piattaforma (Prevent-iON) in grado di prevenire e rilevare eventuali problematiche secondo i requisiti NFPA. Nel caso specifico, il metodo si basa sull’impiego di sensori, ma sono diversi gli accorgimenti a cui può fare riferimento chi opera nel settore.

Il vademecum per produttori e proprietari

Il vademecum riportato dalla Fire Trace International, ad esempio, è esaustivo in merito ad una serie di accortezze da cui produttori, sviluppatori e proprietari di batterie non possono prescindere per mitigare il rischio incendio.

Tra questi vi sono l’installazione di sistemi antincendio a base d’acqua, i più efficaci per raffreddare un incendio in un sistema di accumulo di energia. Va considerato, però, che gli estintori possono tutelare la batteria contenendo le fiamme, ma non riescono ad estinguerle.

Vi è poi l’ installazione di un sistema di gestione della batteria, al fine di monitorare, controllare e ottimizzare le prestazioni di uno o più moduli, e consentirne la disconnessione. Infine, va segnalata la possibilità di raggruppare le unità di accumulo in piccoli segmenti, limitati in termini di capacità e distanziati, allo scopo di non innescare effetti a catena.

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