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Sistemi di accumulo e rinnovabili, continuano le proteste in Toscana e Sardegna

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In Toscana e Sardegna proseguono le proteste contro le rinnovabili e in particolare contro i sistemi di accumulo energetico. Quali le ragioni principali? L’impatto negativo di tali impianti sul suolo e sul paesaggio.

Container per stoccare energia pulita

In Toscana e Sardegna, nei prossimi anni, dovrebbero essere costruiti container per stoccare energia pulita proveniente da impianti fotovoltaici ed eolici. Alcuni di essi sono già stati autorizzati, mentre per altri c’è ancora grande attesa, anche se non da parte di tutti.

Ma dinnanzi a tutto questo, qual è la reazione degli abitanti delle zone interessate? Le aree sulle quali investire dovrebbero essere comprese tra le province di Arezzo, Pisa, Livorno e Grosseto, in Toscana.

Nell’isola sarda invece, si vorrebbero raggiungere i 6,2 GW di elettricità green entro il 2030.
Tutto questo però spaventa i cittadini, preoccupati per l’impatto negativo di tali infrastrutture sul suolo e sul paesaggio.

I progetti

Eppure, i progetti ai quali si sta lavorando sono molteplici. Terna, per esempio, ha ricevuto richieste per installare sull’isola sistemi solari, ed eolici onshore e offshore, pari a 54 GW. Parliamo dunque di una potenza che supera di circa 10 volte il fabbisogno della Sardegna.

A Grosseto invece, e più precisamente a Manciano, la società Sphera Mistral ha in mente due iniziative da 100 MW ciascuno, a seguito di un altro BESS (Battery Energy Storage System) previsto a Suvereto. Tali dispositivi, che stanno acquisendo sempre più attenzione a livello internazionale, destano però sempre più critiche.

Sempre Terna poi, vuole impiantare almeno 56 container, per 560 batterie, in provincia di Pisa, su un terreno che però è stato da sempre destinato solo a un tipo di uso agricolo. Cosa succederà?

Lo stop

Alessandra Todde, presidente della Regione Autonoma della Sardegna, il 4 luglio ha persino imposto con una legge lo stop per 18 mesi alla costruzione di nuovi impianti eolici e solari a terra, con un intervento regionale allo scopo di difendere almeno quei Comuni che non potevano opporsi alla decisione.

A essere concordi anche alcuni sindacati, comitati locali e movimenti indipendentisti, convinti che realizzare tutti questi impianti non porterà tanti benefici al paesaggio circostante. Queste divergenze comunque, non fanno altro che rallentare quella che è la corsa dell’Italia allo sviluppo delle rinnovabili.  Cosa succederà?

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