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Sistema elettrico italiano ‘adeguato’, ma attenzione ai cambiamenti climatici. Il rapporto di Terna

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Il Rapporto di adeguatezza 2023 di Terna si concentra sul sistema elettrico del Paese, che risulta essere a oggi ‘adeguato’, ma che necessità di una più forte crescita delle rinnovabili in un momento in cui il cambiamento climatico pone davanti delle sfide importanti da affrontare.
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Il report

Il report di Terna analizza l’evoluzione del sistema elettrico italiano da qui ai prossimi anni, individuando le risorse necessarie per mantenerlo ‘adeguato’ e considerando anche i possibili rischi in caso di periodi prolungati di alte temperature e siccità.

Con il termine ‘adeguatezza’ si fa riferimento alla capacità di soddisfare il fabbisogno di energia nel rispetto dei requisiti di sicurezza e qualità del servizio, condizione che adesso in Italia sembra essere rispettata.

Il problema però è che, secondo le analisi della società, c’è ancora il rischio di andare incontro a difficoltà climatiche che potrebbero determinare picchi nel fabbisogno, o mesi siccitosi che invece potrebbero comportare un calo della produzione idroelettrica e della disponibilità della capacità termoelettrica.

In particolare, si legge nello studio che, per i profondi cambiamenti ambientali che stiamo vivendo, è necessaria una crescita maggiore di produzione rinnovabile, sia per raggiungere gli obiettivi climatici di decarbonizzazione, ma anche per rendersi più indipendenti dai combustibili fossili.

Sistema ‘mediamente adeguato’

In generale comunque, il sistema sembrerebbe essere ‘mediamente adeguato’ al momento, nonostante i fenomeni metereologici estremi del 2022, ovvero alte temperature e siccità, rischiavano di ripresentarsi anche nel corso del 2023, con la paura di compromettere la produzione energetica italiana.

Pertanto oggi, oltre a garantire il mantenimento in esercizio di una quantità di generazione termoelettrica sufficiente, attraverso meccanismi di contrattualizzazione a termine, è necessario promuovere anche l’adeguamento degli impianti dotati di sistemi di raffreddamento ad acqua, come richiesto dal Mase a Terna.

Nei prossimi 10 anni?

E nei prossimi 10 anni? Questo è il punto cruciale del documento, che cerca di capire se, a lungo termine, il sistema elettrico sarà in grado di garantire al Paese le risorse necessarie, intese come impianti, importazioni e accumuli.

Viene così evidenziato che, da oggi al 2033, grazie al rilevante aumento delle FRNP (fonti rinnovabili non programmabili, ovvero connesse a variabili metereologiche) e a un ulteriore sviluppo della rete di trasmissione, l’Italia potrà rinunciare, oltre alle centrali a carbone già dismesse, anche a una parte del parco di generazione a gas, con il conseguente calo dell’utilizzo di fonti fossili.

A questo però, si aggiunge anche l’importanza di far fronte a una sempre maggiore instabilità degli approvvigionamenti energetici, causata da un contesto geopolitico burrascoso che interessa tutto il territorio europeo.

In particolare poi, le analisi di Terna hanno evidenziato che, nella maggior parte delle simulazioni effettuate, le aree più critiche risultano essere Centro Nord e Sud, oltre che tutta la parte settentrionale del Paese, dove è concentrata la maggior parte della capacità termoelettrica e dove risiede circa l’80% del fabbisogno.

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