Il sistema per immagazzinare energia sperimentato dalla compagnia norvegese Starkraft e dalla startup olandese Aquabattery.
La batteria a flusso
La batteria a flusso messa a punto da Starkraft e Aquabattery, con una collaborazione annunciata durante la COP28, è in grado di immagazzinare energia chimica in soluzioni di acido, base e acqua salata, conservate in dei serbatoi separati.
Delle pompe fanno circolare i fluidi attraverso una pila elettrica costituita da diversi elettrodi, separati da membrane che consentono lo scambio di ioni per generare elettricità.
Come risultato, ne viene fuori un’elevata potenza energetica che dipenderà dall’area superficiale degli elettrodi, con una durata di accumulo che varierà invece in base al volume dell’elettrolita.
La partnership nasce da un obiettivo comune al quale aspirano entrambe le società: triplicare la capacità rinnovabile globale entro il 2030, per rispettare gli impegni presi con l’Accordo di Parigi.
Come funziona la carica e la scarica?
Le tecnologie a flusso sono oggetto di studio ormai da diversi decenni. Nel caso della nuova tecnologia di Starkraft e Acquabattery, l’energia qui può essere immagazzinata semplicemente con sale da cucina e acqua, offrendo una capacità di conservazione che può andare dalle 6 ore fino a un massimo di alcune settimane.
Parliamo dunque di un beneficio importante che oggi non offrono i classici sistemi di accumulo, che hanno di solito una durata compresa fino a 4 ore.
Christian Rynning-Tệnnesen, CEO della società norvegese, ha espresso il proprio entusiasmo per il nuovo prodotto che potrebbe accelerare e rivoluzionare il modo di stoccare energia a lunga durata.
Ma come funziona la carica e la scarica di questo genere di dispositivi? Nel primo caso, si sfrutta l’elettricità prodotta dal Sole e dal vento. Nel secondo invece, le soluzioni di acido e base si mescolano insieme per formare acqua salata, e questo processo fa in modo che, successivamente, il processo di carica possa essere nuovamente avviato.
Long Duration Energy Storage (LDES)
Queste tecnologie sono conosciute come ‘Long Duration Energy Storage (LDES)’, dalla lunga durata e pensate proprio per “spostare” l’energia dalle ore di picco a quelle di bassa produzione, alleviando così la congestione della rete, ed evitando anche costosi investimenti nelle infrastrutture.
Nonostante la batteria di Starkraft e Aquabattery debba ancora essere sostenuta da ulteriori ricerche, offre già delle prospettive piuttosto promettenti, con proprietà che saranno testate con un progetto pilota, dai 6 ai 12 mesi, promosso a Delft, nei Paesi Bassi.
Lo scopo? Studiare la scalabilità della tecnologia e analizzarne nel dettaglio la fattibilità commerciale.