La multinazionale Shell sta cambiando alcuni dei suoi obiettivi climatici. La decisione adesso è quella di far crescere la propria attività nel settore del gas, sottolineando allo stesso tempo di non aver dimenticare l’impegno per ridurre le emissioni e raggiungere quota zero 2050. Fattibile?
Le ambizioni di Shell
Al momento le ambizioni di Shell destano un po’ confusione e preoccupazione in vista degli obiettivi green da soddisfare da qui ai prossimi anni. Il gigante britannico da un lato dichiara di voler proseguire il proprio impegno nella riduzione delle emissioni, dall’altra però vuole concentrarsi soprattutto sul settore del gas.
Ma cosa cambia adesso rispetto alla prima revisione triennale del piano di transizione energetica? Puntando più su un combustibile comunque di origine fossile, è chiaro che l’intensità carbonica dei prodotti venduti diminuirà più lentamente rispetto a quanto era stato deciso in precedenza.
Da qui dunque, mutano anche le prospettive per i prossimi 10 anni, diventando forse più realistiche ma allo stesso tempo preoccupanti. Dal 45% fissato inizialmente nel programma, si mira adesso a una riduzione del 15-20% dell’anidride carbonica emessa nell’atmosfera, sempre però con l’ambizione di raggiungere quota zero entro il 2050.
Le ripercussioni
Ci si chiede adesso: quali saranno le ripercussioni a livello internazionale? Di certo, puntando ancora sulle fonti fossili, come stanno facendo altri Paesi quali l’Arabia Saudita, si mette a rischio la transizione e la sostenibilità ambientale di tutto il Pianeta
D’altra parte però, i cambiamenti devono di certo avvenire in modo graduale, ed è importante essere realisti e sinceri prima ad ambire a traguardi sempre più importanti. Il nuovo programma dunque, allarma ma di certo non stupisce, conoscendo la storia della multinazionale. Eppure in Italia, almeno a fino 2023, Shell aveva dichiarato di puntare su 48 nuovi parchi fotovoltaici per una produzione di 30 GWh di energia pulita.
Anche allora come oggi infatti, la domanda resta sempre la stessa: il gigante del Regno Unito vuole davvero impegnarsi per ridurre l’inquinamento, sono solo strategie di greenwashing? Sulla base dell’ultima scelta aziendale, la risposta sembrerebbe essere al momento solo una.
Un pilastro centrale del piano di rilancio
Ad ogni modo, modificare il target per il 2035 citando le aspettative di una flessione delle vendite di energia e una forte domanda di gas, è un pilastro centrale del piano di rilancio dell’Amministratore Delegato della società britannica Wael Sawan, che vuole concentraesi su progetti a più alto margine che vedano una produzione stabile di petrolio, e una crescita di GNL al fine di aumentarne i rendimenti.
Anche BP, con base sempre in Inghilterra, ha fatto lo stesso lo scorso anno, facendo marcia indietro sugli obiettivi di riduzione dei gas serra alla luce delle crescenti pressioni degli investitori.
In questi casi dunque si punta sempre a misurare le emissioni sulla base all’intensità, decidendo così di aumentare la produzione di combustibili fossili utilizzando al contempo compensazioni più sostenibili, o aggiungendo energia rinnovabile al proprio mix di prodotti. Vedremo quali saranno i risultati di tali decisioni.