La corsa al litio accende le proteste in Serbia. Il recente memorandum d’intesa firmato da Unione Europea e il Governo di Aleksandar Vučić per l’estrazione del minerale strategico nella miniera di Jadar, ai confini con la Bosnia, è fortemente osteggiato dai cittadini. Ma stavolta gli interessi in gioco sono sia economici che politici. Come finirà?
Gli interessi in gioco
Ancora una volta la corsa al litio, minerale critico per la produzione di batterie e dunque, dispositivi elettronici, accende gli animi. A scatenare le proteste stavolta sono gli accordi intercorsi tra Unione Europea e Governo serbo, che lo scorso 19 luglio hanno firmato per lo sfruttamento della miniera di Jadar, in Serbia. Chi si oppone all’autorizzazione del sito estrattivo denuncia, in particolare, i potenziali rischi per la salute e per l’ambiente che la costruzione della grossa miniera ai confini con la Bosnia Erzegovina comporterebbe. Tuttavia, gli interessi in ballo sono molti. Tra questi, per il Paese balcanico, oltre al rafforzamento dei rapporti commerciali con l’Europa e con le grosse aziende automobilistiche che hanno messo gli occhi sulla materia prima, c’è anche la possibilità di sottrarsi dalla sfera d’influenza di Putin.
La miniera nella valle di Jadar
Si tratta di un progetto fortemente caldeggiato dall’UE, che cerca disperatamente di superare la propria dipendenza dalla Cina in fatto di critical raw materials e che potrebbe accelerare l’entrata dello Stato serbo in Europa. Inoltre, leader nel settore automotive, come Mercedes-Benz e Stellantis, hanno già lasciato intendere che non si lascerebbero sfuggire l’opportunità di acquistare il litio estratto in loco.
Il memorandum d’intesa spinge il Paese governato da Aleksandar Vučić direttamente nelle braccia della Comunità europea che, per ricevere le forniture di litio, potrebbe essere disposta a rivedere alcune delle riserve espresse sul regime poco trasparente del Presidente. Secondo le stime del ministero dell’Energia serbo, nella miniera di Jadar si potrebbero estrarre 58mila tonnellate di litio nei primi due anni. Una quantità sufficiente per la produzione di batterie di oltre un milione di veicoli elettrici. Ma i cittadini non ci stanno e si schierano contro gli interessi politici ed economici di Bruxelles.
Cosa rivendicano i cittadini
Le migliaia di persone scese in strada a Belgrado chiedono di revocare l’autorizzazione all’azienda anglo-australiana Rio Tinto per operare nella miniera di litio. Una rivendicazione non nuova al Governo che, già nel 2019, aveva dato il passepartout per quei giacimenti, revocato poi nel 2022 a causa delle proteste antigovernative e delle imminenti elezioni presidenziali. I residenti, a dispetto di quanto dichiarato dalle Istituzioni e dalla stessa azienda, temono che le attività di estrazione inquinino l’acqua e il suolo. “Non automobili verdi, ma prati e mele verdi” per citare testualmente quanto riportato da alcuni manifestanti al New York Times.