Il ministero polacco per il Clima ha un obiettivo ben preciso: produrre circa tre quarti dell’elettricità del Paese da fonti a zero emissioni entro il 2040, con il 51% proveniente da rinnovabili e quasi il 23% dal nucleare.
La strategia energetica della Polonia: 23% di energia dal nucleare, 51% da impianti rinnovabili
La Polonia ha recentemente aggiornato la propria strategia energetica, nota come ‘PEP2040’. Dal ministero per il Clima e l’Ambiente è emersa l’ambizione di voler arrivare a produrre tre quarti di energia da fonti alternative, in particolare quasi il 23% dal nucleare e il 51% da impianti rinnovabili.
Da un comunicato che è stato pubblicato si legge che, entro il 2040, i sistemi a zero emissioni rappresenteranno circa il 74% della capacità installata nel Paese, e copriranno circa il 73% della domanda di elettricità.
Varsavia prevede, in particolare, che le rinnovabili rappresenteranno il 47% del mix energetico entro il 2030, rispetto a due anni fa quando si parlava solo di un 23%.
La Polonia ha già scelto gli Stati Uniti e la Corea del Sud per sviluppare le sue prime centrali nucleari su larga scala, mentre imprese private e statali stanno sviluppando piani per reattori modulari di piccole dimensioni (SMR).
Le parole del ministro polacco del Clima e dell’Ambiente, Anna Moskwa, sull’importanza della sovranità energetica
Per il ministro polacco del Clima e dell’Ambiente Anna Moskwa, lo scoppio della guerra in Ucraina ha dimostrato quanto sia importante la sovranità energetica, ed è per questo che gli obiettivi con il tempo sono stati cambiati e aggiornati, in base a quelle aree della politica energetica polacca che hanno bisogno di essere rafforzate, per consentire anche un graduale processo di decarbonizzazione.
Per la Polonia sovranità energetica significa utilizzare fonti diversificate e materie prime proprie, tra le quali risorse nazionali di carbone, lo sviluppo delle FER e dell’energia nucleare e le reti energetiche.
Ciò significa che l’elettricità proveniente dal carbone non può essere eliminata del tutto se non prima lo sviluppo del nucleare porti a dei risultati concreti.
Il pericolo del carbone e i programmi per cambiare rotta
Nel 2019, quando l’Unione europea ha fissato l’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050, la Polonia è stato l’unico paese a non fare progressi a tal proposito, continuando a fare affidamento sul carbone che, a partire dal 2017, ha fornito l’80% dell’energia disponibile nel Paese.
Parliamo di un combustibile pericoloso, responsabile di oltre il 45% delle emissioni di gas serra nell’ambiente, e che rischia di distruggere tutte le ambizioni ambientali da raggiungere nei prossimi anni. Uno studio pubblicato dall’OMS ha infatti mostrato quanto nello Stato ci siano 36 delle 50 città più inquinate d’Europa.
Per queste ragioni, il governo si è ritrovato ‘costretto’ a cambiare rotta, lanciando dei programmi a sostegno della protezione ambientale: il primo nel 2018, per ridurre la quantità di carbone lignite utilizzata per la produzione di energia.
Questo percorso verso la sostenibilità è andato avanti negli anni, fino a quando, nel 2020, il Paese ha visto il numero di morti per inquinamento atmosferico diminuire di 800 persone e, nello stesso anno, ha raggiunto la terza posizione nella classifica europea del fotovoltaico, espandendo la sua produzione solare a 2,635 GW.
PEP2040 verso le rinnovabili
Oggi la strada per lo sviluppo delle rinnovabili prosegue. Il governo polacco nel 2021 ha approvato la nuova politica energetica, PEP2040, che stabilisce in che modo bisogna investire sulle rinnovabili a livello nazionale per trasformare il settore energetico, migliorare la qualità dell’aria e ridurre la produzione di energia da carbone a un limite massimale del 56%.