In questo nuovo report di RSE, l’attenzione è rivolta all’industria 4.0. Il documento ha un titolo ben preciso: ‘Critical Review and Analytical Energetic Assessment of Key-Parameters for Industry 4.0 Development in Italy through a Cross-comparison with the EU Digitalization Scenarios’. Ma quali i punti affrontati e gli obiettivi?
Il rapporto
Il rapporto preparato da RSE non è altro che una ‘Revisione critica e valutazione analitico-energetica dei parametri chiave per lo sviluppo dell’Industria 4.0 in Italia, attraverso un confronto incrociato con gli scenari di digitalizzazione dell’UE’.
Il review, a cura del Gruppo di Ricerca Efficienza Energetica, si può leggere sulla rivista scientifica Journal of Sustainable Development of Energy, Water and Environment System.
‘Industria 4.0’
A livello di contenuti, tutto giro attorno a un’unica parola chiave: ‘Industria 4.0’. Tale termine è stato coniato in Germania nel 2011, e da allora viene da sempre utilizzato per fare riferimento a una sorta di ‘quarta rivoluzione industriale’.
Nel caso dello studio redatto da RSE, l’attenzione va ovviamente all’Italia, messa a confronto con il panorama tedesco e non solo.
Un’indagine sulle aziende
Per arrivare a dei risultati concreti, i ricercatori hanno condotto un’indagine sulle aziende, e per l’esattezza parliamo di ben 238 realtà della penisola, dimostrando come il principale fattore responsabile del divario digitale tra i Paesi sia un approccio olistico su tutta la catena del valore.
Entrando più nello specifico, in alcuni territori c’è ancora una mancata percezione dell’effetto potenziale benefico della digitalizzazione, a partire dal processo di produzione fino al prodotto finale. Parliamo dunque di una mentalità proprio assente, purtroppo anche nell’ambito industriale italiano, che per fortuna non vale per tutti.
Misure specifiche
Alcune delle aziende intervistate infatti, parlano di misure specifiche e ultime tecnologie messe in campo che hanno influenzato positivamente le dimensioni energetiche legate all’efficienza e alla sostenibilità.
A oggi comunque, possiamo dire che la trasformazione digitale è al centro del PNRR come strumento per portare a una totale trasformazione globale, che coinvolga tutti settori dell’economia.
Su tal proposito, gli obiettivi fissati da qua al 2030 potrebbero essere suddivisi in quattro principali
sottogruppi: le competenze ICT, il cambiamento del business, le infrastrutture e la digitalizzazione dei servizi pubblici.
L’Italia è al di sotto della media europea
Prendendo in considerazione tutti questi punti, l’Italia è al di sotto della media europea sull’Indice Capitale Umano e sui servizi pubblici digitali, con una posizione in classifica corrispondente rispettivamente al 25esimo posto su 27.
Il problema sta anche nelle competenze, perché come evidenziato dal rapporto DESI 2022, solo il 46% delle persone possiede le conoscenze di base sulle ultime tecnologie, rispetto al 54% della media europea.
Servono però buoni propositi per rendere meno critico il divario che separa il Belpaese da altri Stati, e infatti la penisola, come suggerisce lo studio RSE, sta lavorando molto per allineare il proprio livello al
Benchmark europeo, come dimostrato dalla creazione e adozione di una strategia nazionale per
Competenze digitali.